Proteste armate in molti dei 50 stati americani, 4mila miliziani pronti a organizzare una marcia «dei martiri» della libertà, timori di guerriglia agli stadi e allarme rosso dell'Fbi dal 16 al 20 gennaio, giorno dell'insediamento del nuovo presidente Joe Biden.
L'agenzia federale americana ha informato deputati e senatori del pericolo di rivolte armate in mezzo paese. Washington sarà blindata con la mobilitazione di 15mila uomini della Guardia nazionale, il coprifuoco, barriere fisiche e un insediamento senza folla. Biden ha sostenuto che non ha paura di giurare in pubblico, ma la prima cittadina democratica della capitale chiede ai sostenitori di restare a casa e seguire «a distanza» la cerimonia. La Germania ha invitato i tedeschi a non viaggiare negli Stati Uniti i prossimi giorni per timore di «manifestazioni violente».
Secondo l'Fbi migliaia di armati minacciano di circondare il Congresso, la Casa Bianca e la Corte Suprema per un vero e proprio colpo di stato. I piani eversivi coinvolgono i gruppi oltranzisti filo Trump o ancora più a destra. L'Fbi ha parlato di «proteste armate» pianificate in diversi stati Usa «dal 16 fino almeno al 20 gennaio e nella capitale dal 17 al 20». Non solo: «Un gruppo armato identificato» ha minacciato «una grande rivolta» nel caso in cui «il Congresso cerchi di rimuovere Potus (nome in codice del presidente, nda) attraverso il 25esimo emendamento». Il deputato Conor Lamb ha rivelato che si parla di «4mila armati, che si definiscono patrioti, pronti ad assediare il Congresso per impedire ai democratici di entrare. E a sparare». Si riferiscono al 1776 e alla guerra d'indipendenza contro gli inglesi.
In realtà sarà difficile che milizie armate irrompano in una Washington blindata, ma le minacce vere riguardano le assemblee locali di alcuni stati scelti come obiettivi. Anche negli stadi con importanti partite di football, potrebbero infiltrarsi i miliziani per accendere la tensione. Uno stato a rischio è l'Idaho, dove le milizie sono forti e il provider locale di internet ha bloccato Facebook e Twitter. Una rappresaglia alla chiusura da parte di Twitter dell'account di Trump e di 70mila attivisti legati al movimento cospirazionista QAnon coinvolto nell'assalto al Congresso del 6 gennaio. Alti stati nel mirino sono il Michigan dove il gruppo armato Wolverine voleva già prendere in ostaggio la governatrice. Allarme pure in Texas, Florida e la fascia «sudista» dall'Alabama alla Georgia dove i Three Percentres sono la milizia forse più organizzata composta da veterani delle guerre in Irak e Afghanistan. I Boogaloo Bois sono più anarchici, ma altrettanto pericolosi.
Gli allarmi derivano dai manifesti apparsi su Parler, il social dell'estrema destra poi bloccato, che dopo il 6 gennaio hanno lanciato la «marcia di 1 milione di miliziani» con due fucili mitragliatori incrociati su sfondo nero. Un'altra «bandiera nera» con la testa della statua della Libertà in rosso annunciava la «marcia di 1 milione di martiri» in onore di Ashey Babbitt, la veterana uccisa da un agente durante l'irruzione al Campidoglio. La comunicazione degli estremisti trumpiani sta proseguendo su Telegram e Signal.
Nancy Pelosi, presidente della Camera, ha convocato una riunione d'urgenza per potenziare le misure di sicurezza ed evitare guai almeno a Washington. Ivanka, la figlia di Trump, avrebbe fatto infuriare il padre perché, a differenza di lui, vuole presenziare all'insediamento di Biden.
Ieri l'inquilino della Casa Bianca, pur ammettendo qualche responsabilità, ha ribadito che il suo comizio, scintilla della marcia sul Congresso, era «del tutto appropriato». L'Fbi sapeva, almeno 24 ore prima, di «piani di guerra» dei sostenitori di Trump a Washington, ma nessuno ha fermato i rivoltosi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.