Via libera all'autonomia. Meloni: "Supereremo il divario tra i territori"

Il sì unanime del Cdm. Berlusconi: "Dalle parole ai fatti."

Via libera all'autonomia. Meloni: "Supereremo il divario tra i territori"

«Promessa mantenuta» è il primo commento di tanti esponenti della maggioranza, a partire dal segretario della Lega Matteo Salvini. Il governo di Giorgia Meloni spunta un altro obiettivo della lista presentata in campagna elettorale. Il Consiglio dei ministri ha infatti dato il via libera alla riforma dell'Autonomia differenziata, proposta dal ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli. I ministri riuniti a Palazzo Chigi hanno approvato tra gli applausi il disegno di legge che ora affronterà l'iter parlamentare per divenire legge dello Stato. In buona sostanza, dopo l'approvazione dei Lep (livelli essenziali di prestazione), Stato e Regioni potranno, accordarsi per la cessione di responsabilità su 23 materie. E già la legge di Bilancio approvata a fine 2022 prevede una cabina di regia a Palazzo Chigi per individuare proprio i Lep necessari all'attuazione di questa riforma.

Il via libera del Consiglio dei ministri, dice la premier Meloni, è «la conferma che manteniamo gli impegni presi con gli elettori». E il ministro Calderoli, padre della riforma, esulta, nel corso della conferenza stampa, parlando di «un'Italia finalmente ad alta velocità». «Le 23 materie di cui parla questo provvedimento - precisa il ministro leghista - possono piacere o non piacere ma sono nel testo costituzionale approvate 22 anni fa e confermato da un referendum popolare». Il riferimento è alla legge 3/2001 che portava modifiche al titolo V della nostra Carta costituzionale, quando a Palazzo Chigi c'era Massimo D'Alema. «Spetterà al buon senso e alla saggezza delle Regioni fare richieste e con altrettanta saggezza e buon senso risponderà il governo dopo aver ascoltato il Parlamento» aggiunge Calderoli. Il numero di materie da devolvere spetterà alla volontà delle Regioni di richiederle, alla volontà del governo di rispondere e del Parlamento che approva a maggioranza assoluta l'intesa».

Il trasferimento di competenze alle Regioni non è di per sé un rischio per la coesione sociale e nazionale. È la stessa Meloni a confermarlo. «Avviato il percorso per superare i divari che oggi esistono tra i territori - commenta la premier - e garantiremo a tutti i cittadini, e in ogni parte d'Italia, gli stessi diritti e lo stesso livello di servizi. La fissazione dei Lep in questi anni mai determinati, è una garanzia di coesione e unità. Un provvedimento che declina il principio di sussidiarietà e dà alle Regioni che lo chiederanno una duplice opportunità: gestire direttamente materie e risorse e dare ai cittadini servizi più efficienti e meno costosi». Plauso da tutta la maggioranza per la decisione del Consiglio dei ministri. «Grazie al decisivo contributo di Forza Italia - ricorda Silvio Berlusconi - non ci saranno cittadini di serie A e di serie B. Anche questo impegno è stato mantenuto. Questo è l'avvio di un percorso che dovrà essere condiviso in Parlamento, dove il testo potrà essere ulteriormente migliorato, e che potrà ritenersi concluso soltanto dopo la definizione dei Lep e del loro effettivo finanziamento». «Garantiremo sempre l'unità nazionale - promette il ministro dei Rapporti con il parlamento Luca Ciriani -. Godere di più autonomia non significa avere più privilegi, ma maggiori responsabilità».

Le opposizioni annunciano una battaglia parlamentare serrata. «La bozza Calderoli sull'autonomia differenziata è irricevibile» tuona l'aspirante segretario dem e governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini. Mentre Carlo Calenda di Azione nota con malizia la fretta col quale il governo ha licenziato il testo del ddl.

«A pochi giorni dalle elezioni regionali - suggerisce il leader del Terzo Polo - un aiutino prezioso alla Lega in evidente difficoltà in Lombardia». «Nessuna Regione e nessun Comune ci perde un euro - replica Salvini - soltanto i politici incapaci possono aver paura di questa riforma».

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