L'imbarazzo di Salvini che difende il quartiere «Mai più campi rom»

Il ministro nel mirino condanna i violenti e la sindaca. Di Maio: deriva estremista della Lega

L a guerra di nervi, strisciante e sottotraccia, tra grillismo e salvinismo trova un nuovo campo di battaglia. Questa volta si tratta della periferia sudorientale della capitale, proprio a ridosso del Grande raccordo anulare. La tensione sociale suscitata dalla decisione del Comune di trasferire in un centro di accoglienza di Torre Maura un gruppo di nomadi ha mostrato tutta la fragilità dell'armonia tra Movimento 5 Stelle e Lega. Da un lato la sindaca Virginia Raggi ha subito preso le distanze dalle proteste dei residenti, stigmatizzando peraltro il comportamento tutt'altro che civile di alcuni agitatori. D'altro canto c'è il ministro degli Interni, Matteo Salvini, che, pur sfumando la sua posizione, blandisce gli ispiratori della protesta. Non potendo però intervenire sul «metodo» della protesta (facinorosi che con urla terrorizzanti hanno anche minacciato apertamente donne e bambini) ha preferito porre l'accento sul metodo usato dal Campidoglio per gestire la «questione nomadi». «Sbagliato - dice - spostare dalla sera alla mattina decine di persone di quartiere in quartiere, di periferia in periferia. Le cose vanno fatte alla luce del sole, in maniera trasparente». Salvini chiede più rispetto per le periferie e si impegna entro la fine del mandato di questo esecutivo a eliminare i campi rom. «No a ogni forma di violenza - ribadisce su Twitter il ministro -, no allo scaricare su periferie ogni problema». E aggiunge: «Chi si integra è benvenuto, chi preferisce rubare verrà mandato altrove». Salvini usa, cioè, le sue prerogative di ministro degli Interni per riportare l'ordine, e guidare a distanza l'opera dell'amministrazione comunale. Commento di Di Maio? «Mi preoccupa un po' questa deriva di ultradestra che a volte anche la Lega abbraccia e mi vede per forza costretto a prendere le distanze».

La Raggi, da parte sua, prende atto della situazione e dopo aver comunque stabilito il trasferimento in altra sede dei sessanta ospiti della struttura di via Codirossoni, punta il dito sulla speculazione politica che ha alimentato la protesta. «Non possiamo cedere all'odio razziale - dice - contro chi continua a fomentare questo clima, continuando a far parlare la pancia e mi riferisco prevalentemente a Casapound e Forza Nuova». Glissando, però, sulle promesse fatte nel 2017 quando annunciò il superamento entro pochi anni dei campi rom grazie ai fondi europei. I 5 Stelle oggi si schierano compatti al fianco della sindaca. «Quello che sta accadendo nel VI Municipio - spiega la senatrice Paola Taverna - è strumentalizzato da forze politiche che non rappresentano il pensiero dei residenti. A Torre Maura non ci sono razzisti e lo dimostra il fatto che quello è il Municipio con il più alto numero di presidi di accoglienza di tutta Roma e che la convivenza è sempre stata pacifica». «Volevate uno striscione arcobaleno con scritto benvenuti?» ironizza sempre su Twitter Simone Di Stefano che di Casa Pound è il segretario nazionale. Salvo anche lui glissare sulle altre emergenze sociali e violazioni del diritto, come l'occupazione abusiva da parte di Casapound di un palazzo del Demanio all'Esquilino. La questione Torre Maura, insomma, rende più fragile l'asse gialloverde (se si pensa che il capogruppo della Lega in Campidoglio, Maurizio Politi, ha negato la connotazione razzista della protesta: «È solo buon senso») mentre offre voce all'opposizione sulla inconsistenza dell'amministrazione capitolina.

Il Pd romano stigmatizza l'avallo della Lega alla protesta e l'insipienza della gestione Raggi. Mentre anche monsignor Giampiero Palmieri, vescovo ausiliare del quadrante est, sottolinea che si è trattato di una protesta «disumana» con un «retroterra di odio razziale».

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