Terza dose, prima di tutto. Ormai è chiaro: con i numeri del contagio e delle ospedalizzazioni che crescono (invero più i primi che i secondi), solo una rapida campagna di richiamo potrà tenerci lontano dal baratro.
Del resto i numeri sono chiari: siamo in piena quarta ondata e il picco non si sa quando arriverà: difficilmente prima di Natale. Negli ultimi giorni la crescita dei contagi era sembrata rallentare su base settimanale ma il dato di ieri, 21.042 nuovi casi, record dal 3 aprile scorso (21.261), fa registrare un aumento del 25,56 per cento rispetto al sabato della settimana scorsa e riporta la progressione sui livelli di un paio di settimane fa. L'incide di contagio, ovvero la percentuale di tamponi positivi rispetto a quelli effettuati (565.077) è del 3,72 per cento, tra i più alti della quarta ondata. Cresce anche l'incidenza dei contagi, che sfiora i 200: esattamente 191 casi negli ultimi sette giorni ogni 100mila abitanti. I morti ieri sono stati 96, meno dei 118 di venerdì ma più dei 75 di sabato 4 dicembre. Sempre più affollati di pazienti Covid gli ospedali: 6.539 i ricoverati in area non critica (+56 rispetto al giorno prima, +1.111 rispetto alla settimana scorsa) e 818 le terapie intensive (+2 rispetto al giorno precedente, +86 rispetto a sette giorni prima). Da ieri due nuove regioni hanno numeri da giallo: la Liguria (266 posti in area non critica su 1.703 pari al 15,62 per cento e 28 posti in terapia intensiva su 221 pari al 12,67) e la provincia autonoma di Trento (79 posti occupati in area non critica pari al 15,28 per cento e 16 posti su 90 in terapia intensiva pari al 17,78 per cento) ma anche il Veneto (rispettivamente 13,38 e 12,70 per cento) e la Lombardia (14,25 e 9,15) preoccupano. In particolare in Lombardia al giallo mancano appena 60 ricoverati normali e 13 gravi.
Numeri che riflettono l'allentamento delle più elementari norme di distanziamento, i sei milioni e passa di italiani che rifiutano il vaccino ma anche la diminuzione dell'efficacia della protezione di chi lo ha fatto con il passare del tempo. «Dopo cinque mesi dal completamento del ciclo vaccinale, l'efficacia del vaccino nel prevenire la malattia, sia nella forma sintomatica che asintomatica, scende dal 74 per cento al 39», rileva il report dell'Iss, che però come ogni settimana rileva come la protezione resti alta rispetto alle conseguenze gravi della malattia: in questo caso «l'efficacia nei vaccinati con ciclo completo da meno di cinque mesi è pari al 93 per cento, mentre risulta pari all'84 nei vaccinati con ciclo completo da oltre cinque mesi». E l'efficacia nel prevenire la diagnosi e casi di malattia severa «sale rispettivamente al 77 e al 93 per cento nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva-booster». In definitiva il rischio di decesso di un non vaccinato è 16,6 volte maggiore rispetto a un vaccinato con dose booster, 11,1 volte maggiore a un vaccinato da meno di 5 mesi, 6,9 volte maggiore a un vaccinato da più di 5 mesi.
Interessante vedere anche i dati relativi ai più giovani. Tra il 22 novembre e il 5 dicembre sono stati segnalati 48.503 nuovi casi nella fascia di età 0-19, di cui 167 ospedalizzati e 2 ricoverati in terapia intensiva. Particolarmente colpita la classe di età 6-11 anni per la quale si evidenzia, a partire dalla seconda settimana di ottobre, una maggiore crescita dell'incidenza rispetto al resto della popolazione in età scolare, con un'impennata nelle ultime due settimane.
Nella popolazione in età scolare il 51 per cento dei casi è stato diagnosticato nella fascia di età 6-11 anni, il 33 per cento nella fascia 12-19 anni, il 10 per cento tra i 3 e i 5 anni e il 6 per cento tra 0 e 3. E da giovedì vaccino anche per loro.
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