Una sottile linea rossa collega gli aumenti dei prezzi del gas ai bilanci bancari che arriveranno tra qualche mese, passando però dal Pnrr. A illuminare questo percorso non scontato è la Fabi, il principale sindacato bancario, guidato da Lando Sileoni, che nell'intreccio che stiamo vivendo, tra geopolitica, nuova maggioranza e situazione economica, segna un punto a favore di chi ritiene necessario rivedere il Pnrr. E non per questioni politiche. Bensì perché in fondo a questa catena di eventi ci sono di nuovo loro, le banche, come già è stato per Lehman nel 2008, dopo la crisi del debito del 2011 e quando è arrivato il Covid, nel 2020.
Al momento ammontano già a quasi 50 miliardi, tra sconti fiscali e bonus diretti, gli aiuti concessi dal governo a famiglie e imprese per far fronte all'aumento delle bollette energetiche. Si tratta di 5,6 miliardi stanziati nel 2021 e altri 43,5 miliardi di quest'anno. Il conto emerge da un documento della Fabi, che individua quattro aree di intervento: per il contenimento dei costi delle bollette - con lo stop agli oneri generali di sistema - sono stati stanziati 19,8 miliardi nell'arco del biennio (5,1 miliardi nel 2021 e 14,7 miliardi nel 2022); altri 3,3 miliardi (500 milioni nel 2021 e 2,8 miliardi nel 2022) riguardano il bonus sociale per pagare le utenze elettriche, riservato alle famiglie con Isee fino a un massimo di 20.000 euro. Il credito di imposta per le imprese, cioè lo sconto fiscale concesso se i costi sono cresciuti di almeno il 30%, vale 18,3 miliardi, tutti stanziati quest'anno. Infine la riduzione delle accise per il carburante (una diminuzione delle tasse pagate principalmente sull'acquisto di benzina a gasolio). Questi enormi nuovi costi energetici, solo parzialmente attutiti dagli interventi del governo - è il ragionamento - avranno un impatto significativo sui progetti già programmati nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (il Pnrr).
«Bisogna mettere le mani al Pnrr: l'aumento dei prezzi energetici - ha detto ieri Sileoni a Mattino Cinque - ne impone una revisione. Se non si modificasse, tutti gli investimenti programmati potrebbero fermarsi o non partire affatto. Mi riferisco proprio ai costi che, rispetto alle previsioni iniziali di parecchi mesi fa, sono nettamente cambiati proprio a causa dell'incremento vertiginoso dei prezzi dei prodotti energetici, dal gas all'energia elettrica».
Per il segretario della Fabi il rischio è quello che le imprese vadano in difficoltà, non possano onorare gli impegni creditizi e trasmettano il contagio al sistema bancario, come sempre avviene nei momenti di crisi. «L'impennata dei costi dell'energia è una criticità enorme per il nostro Paese. Ed è indispensabile prorogare anche per il prossimo anno sia le moratorie sui vecchi finanziamenti, consentendo il congelamento delle rate, sia le garanzie di Stato sui nuovi prestiti concessi dalle banche. Queste due misure scadono a fine anno».
Si tratta di un tema che trova concorde anche il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli. Ma che ora deve essere affrontato al più presto.
«Le banche - conclude Sileoni - con il contributo fondamentale delle lavoratrici e dei lavoratori, devono fare e stanno facendo moltissimo, in questa fase, per sostenere famiglie e imprese: Intesa ha messo a disposizione 30 miliardi in termini di prestiti agevolati, Unicredit 8 miliardi, e altri interventi sono stati annunciati da tutti i gruppi del Paese. Fondi per famiglie, turismo, agricoltura e molto altro».
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