"L'incubo è finito, ma quanta rabbia per questa macchinazione mediatica"

Il presidente dell'associazione Lombardia-Russia: "A volerci colpire sono stati la grande finanza e l'establishment anti-sovranista"

"L'incubo è finito, ma quanta rabbia per questa macchinazione mediatica"

Ci sono voluti quattro anni ma, alla fine, l'inchiesta sul caso Metropol - ossia la presunta trattativa avvenuta a Mosca nel 2018 tra il presidente dell'associazione Lombardia Russia, Gianluca Savoini, l'avvocato Gianluca Meranda, Francesco Vannucci e tre presunti intermediari russi su una compravendita di petrolio che avrebbe dovuto rimpolpare le casse della Lega - è stata archiviata. Quattro anni in cui Savoni e Matteo Salvini sono finiti nel tritacarne mediatico, per poi uscirne, quattro anni dopo, puliti.

Savoini, incubo finito?

«Incubo finalmente finito. Ripenso però con una certa rabbia a tutto quello che ho dovuto passare io e, di riflesso, quello che hanno dovuto passare Matteo Salvini e la Lega perché evidentemente questa macchinazione mediatica - e sottolineo mediatica e non giudiziaria - è stata creata con un obiettivo molto preciso».

E quale sarebbe stato?

«Sicuramente colpire me e le mie frequentazioni in Russia, fatte sempre e comunque alla luce del sole per mantenere buone relazioni con un partner che ritenevo (e ritengo) strategico sia da un punto di vista commerciale sia sotto il profilo geopolitico. E poi colpire la Lega di Salvini che, nel 2019, era il primo partito d'Italia e, tra i partiti sovranisti, era quello più forte in Europa, visti i risultati delle elezioni europee di maggio di quell'anno, quando alla fine aveva ottenuto il 35 per cento dei voti».

Ha parlato di macchinazione mediatica. Chi l'avrebbe organizzata, secondo lei?

«La grande finanza internazionale, l'establishment anti sovranista e, direi, anche anti democratico perché la Lega era arrivata al potere democraticamente e bisognava avere rispetto nei confronti di chi l'aveva votata. Con questa inchiesta, la Lega e Salvini sono stati oggetto di calunnie e malversazioni».

L'obiettivo era solo l'Italia?

«No, ci avevano già provato con Donald Trump, durante la sua presidenza, perché il tycoon non faceva parte dell'establishment e questo per loro era intollerabile. Ci hanno provato prima con il Russiagate negli Usa e poi con quello all'amatriciana contro di me, basato su una registrazione illegale anche dalla stessa giustizia italiana e, quindi, inutilizzabile come prova».

Come mai?

«Ancora oggi non si sa chi l'ha fatta, perché, dove, quando. Da chi è stato incaricato l'autore della registrazione e, soprattutto, da chi è stato pagato per farla. Nessuno ha mai indagato su questo file audio eppure qualcuno, in tutto questo tempo, avrebbe dovuto farlo».

Ha già sentito Salvini?

«Non appena ho ricevuto la notizia dell'archiviazione definitiva, gli ho scritto e lui mi ha risposto: Evviva, finalmente».

In questi anni i rapporti con il leader leghista sono sempre stati buoni?

«Ci conosciamo da trent'anni ed eravamo stati colleghi alla Padania. Abbiamo attraversato tutte le fasi della Lega e siamo sempre stati in buoni rapporti. Appena era uscita la notizia sull'Espresso mi chiese cosa fosse successo e gliel'ho spiegato.

Lui non ne sapeva nulla perché non poteva sapere nulla. Il problema è nato solo perché lui era in un governo, il Conte I, che faceva paura a molte cancellerie europee. Nel frattempo, con la guerra in Ucraina, il mondo è cambiato da quel 2018».

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