La linea dura della Lega In lista i due professori che combattono l'euro

Salvini lancia Borghi e Bagnai e si smarca: «Se dannoso, il tetto del 3% per noi non esiste»

La linea dura della Lega In lista i due professori che combattono l'euro

Da una parte il «derby» con Forza Italia, per conquistare lo scettro di prima forza politica del centrodestra. Dall'altra, la voglia di imporsi come unico punto di riferimento dell'elettorato anti-euro, dopo il passo indietro del Movimento 5 Stelle sul referendum per la permanenza nella moneta unica. La Lega riaccende lo scontro con l'Unione europea. E lo fa il giorno dopo le rassicurazioni sul rispetto del tetto al 3 per cento al rapporto tra deficit e Pil offerte da Silvio Berlusconi agli alleati continentali. «Il numerino tre, se danneggia le imprese e le famiglie italiane, per noi non esiste», scandisce invece il leader leghista Matteo Salvini.

Il Carroccio rispolvera la linea dura sull'euro, che permise a Salvini di conquistare ampi consensi nei primi mesi al vertice del partito: «L'euro era e resta un esperimento sbagliato, che ha danneggiato il lavoro e l'economia italiana», dice il segretario. Ieri sono state presentate a Montecitorio le candidature di Claudio Borghi e Alberto Bagnai, due economisti storicamente ostili alla moneta unica. Il primo, responsabile economico della Lega, è noto per aver proposto la creazione di una valuta parallela, i MiniBot. Borghi contenderà a Pier Carlo Padoan il collegio di Siena, che il Pd «considera già per conquistato, ma sarà conteso: offriremo agli elettori un futuro diverso», assicura il segretario.

Bagnai, in passato vicino alla sinistra, è professore all'università di Pescara e autore del libro «Il tramonto dell'euro». Sarà candidato nel Lazio e in Abruzzo, mentre Borghi potrebbe presentarsi anche ad Arezzo, nel proporzionale. Sul candidato del centrodestra alle regionali laziali manca ancora l'accordo, dice il numero uno della Lega.

Salvini fa appello al programma unitario del centrodestra, firmato assieme a Berlusconi e Meloni, che si propone di allentare i vincoli imposti da Bruxelles. Nessun rischio di rottura con gli alleati dunque, ma la volontà di ridiscutere il rapporto tra Italia e Ue. Poi un avvertimento: «Per difendere l'interesse nazionale siamo disposti a tutto, anche a disapplicare le regole europee».

I leghisti sperano di pescare nel bacino dei contrari alla moneta unica, occupando lo spazio lasciato libero dai 5 Stelle. Il programma di governo dei pentastellati, presentato domenica scorsa a Pescara da Luigi Di Maio, non contiene riferimenti a un'eventuale consultazione sull'euro. Salvini, riferendosi al cambio di rotta operato dai grillini, assicura che da parte sua non ci saranno «inversioni a 360 gradi» sulla valuta comune, perché «un paese che non controlla la sua economia, la sua moneta, i suoi confini e le sue banche non è completamente libero». Secondo il direttore di «Noto sondaggi», Antonio Noto, il serbatoio degli anti-euro non è però vasto come un tempo: «Non è un caso che i 5 Stelle abbiano messo nel cassetto l'idea del referendum. Non è più una tematica che trascina».

I proclami contro l'Ue potrebbero servire alla Lega a compattare il suo elettorato, per poi sperare in una rimonta su Fi. Le ultime rilevazioni danno gli azzurri avanti sull'alleato di oltre 3 punti percentuali.

«C'è una fascia non maggioritaria di cittadini favorevole all'uscita dall'euro, e Salvini sta cercando di presidiarla», spiega il presidente dell'istituto di sondaggi Ixè, Roberto Weber. Che aggiunge: «In questa fase la Lega ha un problema di consolidamento, perché Forza Italia prende voti».

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