L'inflazione sembra aver frenato la sua corsa e per il terzo mese consecutivo a giugno si è attestata allo 0,8% annuo. Altri segnali di distensione provengono, soprattutto, dall'andamento positivo della bilancia commerciale extra Ue e, soprattutto, dalla richiesta di pagamento della sesta rata Pnrr, segno che il sistema economico sta trovando meno ostacoli nella parte amministrativa. Questi dati incoraggianti non sono, tuttavia, sufficienti per cantare vittoria, perché la congiuntura industriale è ancora incerta e, dall'altro lato, i tassi Bce ancora elevati rappresentano un fattore negativo.
Secondo le stime preliminari dell'Istat, l'inflazione a giugno ha avuto un incremento annuo dello 0,8% come ad aprile e maggio. L'«inflazione di fondo», cioè quella che non tiene conto degli energetici e degli alimentari freschi, resta stabile al 2%, mentre quella al netto dei soli beni energetici decelera lievemente (da +2,0% a +1,9%). Rallentano anche i prezzi dei beni del cosiddetto «carrello della spesa» (da +1,8% a +1,4%), mentre i prodotti ad alta frequenza d'acquisto passano da +2,5% a +2,1%. Il problema è il divario inflattivo rispetto agli altri grandi Paesi europei che soffrono dei rincari più del nostro: la Francia è al 2,5%, la Germania al 2,8% e la Spagna al 3,5%. Questi andamenti sono poco propizi perché se da una parte inducono la Bce a rinviare il prossimo taglio, dall'altro lato scaricano sull'Italia il maggior costo del denaro: i tassi reali (cioè depurati dell'inflazione), infatti, sono al 3,45% da noi, all'1,75% a Parigi, all'1,45% a Berlino e addirittura allo 0,75% a Madrid.
Confcommercio, comunque, apprezza «il consolidamento della tendenza» al rallentamento dei prezzi e si augura che questo favorisca una ripresa della fiducia e dei consumi. Secondo Federdistribuzione, le famiglie restano scettiche e «lo scenario economico rimane ancora contraddistinto dalla fragilità dei consumi». Per il Centro studi di Confindustria, infatti, a giugno è aumentato il rischio percepito di un peggioramento: la percentuale di imprese che si aspettano una contrazione della produzione sale al 12,7% dal 6,2%, mentre il 33,4% attende un miglioramento (45% a maggio).
Intanto, la Commissione Ue ha ricevuto la sesta richiesta di pagamento dell'Italia per 8,5 miliardi di euro, di cui 1,6 miliardi di euro in sovvenzioni e 6,9 miliardi di euro in prestiti.
Riguarda 24 tappe fondamentali e 13 obiettivi e copre le riforme negli appalti pubblici, nei ritardi di pagamento, nel lavoro sommerso e nell'inclusione sociale, nonché misure per sostenere gli sforzi di attuazione nei settori della giustizia, della Pubblica ammininistrazione e delle norme in materia di contabilità pubblica. Ora toccherà a Bruxelles e al Consiglio Ue valutare.
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