"Lioce mai ravveduta: non mi ascolterebbe"

La vedova del giuslavorista assassinato dalle Br Olga D'Antona: "La mia vita stravolta, ma non cerco vendetta"

"Lioce mai ravveduta: non mi ascolterebbe"

Sono passati 25 anni da quel 20 maggio 1999. Lei pensa di avere avuto giustizia o c'è ancora qualcosa in sospeso?

«No, non c'è nulla in sospeso. È tutto molto chiaro quello che è avvenuto. L'unica cosa che non ho capito è perché siano stati riconosciuti i benefici del pentimento a Cinzia Benelli. Non ha dato nessuna collaborazione. Non ho condiviso quella decisione».

Chi parla è la vedova di Massimo D'Antona ucciso a 51 anni in quel giorno di primavera in via Salaria, a Roma, da un commando delle nuove Brigate rosse. A sparare furono Mario Galesi (che poi morì in un conflitto a fuoco con la polizia quattro anni più tardi) e Desdemona Lioce (ora all'ergastolo). Cinzia Benelli partecipò all'attentato. Olga D'Antona nei primi anni del 2000 è stata parlamentare prima del Pds e poi del Pd fino al 2013.

Olga, cosa ha pensato, quel giorno, quando l'hanno avvertita che avevano sparato a suo marito?

«Io faccio parte di quella generazione che il terrorismo lo ha conosciuto. Quando ho saputo che lo avevano ucciso mi è sembrato molto chiaro che si era trattato di un atto di terrorismo. Appresi la notizia con stupore, perché ormai erano passati 11 anni dall'ultimo agguato, quello nel quale fu ucciso il professor Ruffilli. Dopo 11 anni pensavamo tutti che quel capitolo si era chiuso».

C'erano stati dei segnali?

«Sì, c'erano stati dei comunicati, degli avvertimenti. Credo che ci sia stata una sottovalutazione da parte delle autorità. Non bisogna mai sottovalutare i segnali».

Gli esecutori dell'omicidio di suo marito sono tutti in prigione. Lei cosa sente per loro? Potrebbe arrivare a perdonarli?

«Prendiamo il caso più noto: quello della Lioce. Non ha mai dato segni di ravvedimento. Potrebbe essere ancora pericolosa? In certi ambienti potrebbe essere carismatica? La società si deve proteggere. Per me la reclusione serve a questo. Proteggere la società e offrire un'occasione di ravvedimento».

Se potesse incontrare la Lioce, cosa le direbbe?

«Non credo che ascolterebbe le mie parole».

Lei quando vede gli ex terroristi che appaiono liberi in pubblico cosa pensa?

«Valuto caso per caso. Chi ha scontato per intero la sua pena, va bene così. Io non mi accanisco, non ho bisogno di vendetta».

C'è stato un caso nel quale ad una ex terrorista è stato concesso il reddito di cittadinanza

«Beh quella è una contraddizione. Da una parte tu indichi lo Stato come colpevole di tutto, e dici che vuoi abbatterlo, e poi ti rivolgi allo Stato perché ti protegga anche economicamente?».

Lei in alcuni casi è per buttare la chiave?

«No. Sono contro il fine pena mai».

Perché uccisero suo marito?

«Perché in quel momento era l'uomo della mediazione. Era un consigliere della Cgil, collaborava con il governo di centrosinistra. Si stava occupando di tutte le riforme in cantiere. Aveva leve importanti in mano. Con la sua morte tante cose sono cambiate. È saltata la concertazione».

Lui immaginava di essere in pericolo?

«Non che io sappia».

Cosa pensa delle manifestazioni molto radicali che percorrono l'Italia in questi mesi?

«Quando vedo i giovani che manifestano non mi stupisco. Questo è quello che devono fare i giovani».

Con la violenza?

«Sono contro ogni forma di violenza. Ma la violenza nelle manifestazioni dei ragazzi riguarda solo bande minoritarie che si infiltrano per creare lo scontro».

Lei ora non fa più politica.

«Io ora mi sono allontanata perché gli anni son passati sono passati anche per me. Con tutta la fatica dell'esposizione pubblica».

Perché?

«Avevo bisogno di un po' di serenità».

E non c'era serenità?

«Vede non c'era volta che, quando mi presentavano una persona nuova e si cominciava a parlare, non succedesse che dopo poco minuti mi parlasse del 20 maggio del '99. Era una fatica insopportabile. Un dolore forte».

Fa fatica a parlarne?

«Sì. Molta».

Perché dopo la morte di suo marito lei ha scelto di fare politica?

«Io ho sempre militato. Ero una dirigente della Cgil. Ero iscritta al Pci. Eravamo tutti innamorati di Berlinguer. Non eravamo certo filo-sovietici. Faccio parte di una generazione molto coinvolta in politica. La morte di Massimo mi ha caricato di responsabilità. Non potevo sottrarmi».

Bilancio della sua vita politica?

«Rifarei tutto. Non credo di avere commesso errori».

Si riconosce in questa sinistra? Il Pd di oggi lo vede come un vestito che le sta bene addosso?

«Non so. È tutto tanto diverso da qualche anno fa. Apprezzo quello che fa la Elly Schlein, mi pare che stia riportando il partito vicino ai disagi della gente. Io ho militato nel Pd. E in quel partito ho imparato una cosa: le persone sono persone. E in tutti i partiti ci sono persone che ci piacciono di più e persone che ci piacciono di meno».

Ha avuto contatti con la Schlein?

«No. Non è capitato»

Che cosa rappresenta il fatto che ci sia in Italia un presidente del Consiglio donna?

«Credo che sia una cosa importante avere sfondato il tetto di cristallo. Giorgia Meloni è Presidente del Consiglio per i suoi meriti, nessuno le ha regalato niente. Anche se ovviamente non condivido molte sue scelte».

Guerra in Ucraina, guerra in Israele, movimenti pro Pal, rischio di antisemitismo

«In Parlamento ho fatto parte della commissione di inchiesta sull'antisemitismo. Che già era presente e stava crescendo in Europa già diversi anni fa. È chiaro che adesso la tragedia di Gaza ha accresciuto questo sentimento. Stavo leggendo in queste ore il libro di Anna Foa, ebrea, intitolato Il suicidio di Israele».

È preoccupante l'antisemitismo?

«Certo. È tutto preoccupante. L'isolamento di Israele mi preoccupa, la politica militare che sta conducendo Israele mi preoccupa altrettanto. La polemica sui termini mi lascia indifferente. Davvero servono le etichette? Non basta guardare quello che sta succedendo?».

A lei piace Israele?

«Io sono innamorata di Israele ma la distruzione di Gaza mi addolora, mi disgusta».

È un mondo impazzito?

«È un mondo impazzito. Tutte queste risorse, denaro, energie, investiti in guerra, in armi, invece che in ricerca, in istruzione, in aiuto ai paesi poveri, in sanità: ma lei non crede che ci sarebbe stato più benessere per tutti se si fossero fatte meno guerre, meno armi, e più sociale? Le sembra utopia? A me sembra solo buonsenso».

Cosa diceva ai ragazzi quando, da deputata, andava nelle scuole?

«Questa è una società democratica che offre gli strumenti per esprimere il dissenso. Dicevo: alzate la voce se non siete d'accordo. La voce, mai la violenza. Mai!».

Dolore, rabbia, o rancore. Cosa prova per quel che le è stato fatto?

«Non ho mai provato né rabbia né rancore: solo dolore».

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