Il liquidatore è ricoverato. Ricucci gli svuota il conto

Maxi truffa da 2 milioni, complice il commercialista. Ha modificato la password per fare fronte ai debiti

Il liquidatore è ricoverato. Ricucci gli svuota il conto
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Ancora nei guai Stefano Ricucci (nella foto), accusato di truffa assieme al suo commercialista. Il liquidatore cade dagli sci, finisce in ospedale e i due furbetti del quartierino gli rubano le password per modificare i dati. Ovvero il denaro dovuto alla nuova società per evitare il fallimento. Sotto accusa l'imprenditore romano, travolto nel 2006 dallo scandalo finanziario per la tentata scalata con Giampiero Fiorani a Bnl, Antonveneta e Rcs, assieme a Luigi Gargiulo, ex commercialista della sua società, la Magiste Real Estate Property. Secondo la Procura di Roma che li ha rinviati a giudizio, approfittando dell'assenza per malattia di Marco Cioni, nel 2016 i due sarebbero entrati con false credenziali nel suo pc modificando le cifre del concordato preventivo, la procedura attraverso cui un debitore insolvente può tentare di evitare il fallimento della società. Falsificando la firma di Cioni sarebbe bastato poco a Ricucci e socio per tagliare drasticamente la somma dovuta alla Trader srl. Modificando ad arte gli incartamenti il milione e 800 euro dovuti si trasformano in appena 600mila euro. Ancora troppi per i due furbetti che in un secondo hackeraggio riducono a 100mila euro il credito residuo di 220mila euro previsto nell'atto di cessione tra le due società. Martedì Cioni è stato ascoltato dai magistrati. Il professionista ha confermato sia il furto delle password che la manomissione delle carte messo in atto durante il suo ricovero in ospedale. Insomma, un piano studiato nei minimi particolari per ridurre, quasi azzerare, il debito per salvare in extremis la Magiste. Dal pc del curatore, secondo la ricostruzione del pm, Ricucci e Gargiulo, dopo aver modificato la somma, avrebbero inviato la pec aziendale che confermava, e attestava con la firma di Cioni, la cifra ridotta di oltre un milione e 700mila euro. È il 2005 quando scoppia lo scandalo Bancopoli. Dalle intercettazioni telefoniche fra Ricucci e Fiorani si scopre un sistema fraudolento per arrivare alla scalata di Rcs. Ricucci viene indagato per aggiotaggio informativo e ostacolo alle autorità di vigilanza. Il 18 aprile 2006 viene arrestato per il timore di inquinamento delle prove. Con lui finiscono in cella un brigadiere della Guardia di Finanza e un ex colonnello dell'esercito, accusati di avergli spifferato informazioni su indagini e perquisizioni.

Nel febbraio 2008 Ricucci patteggia un anno di carcere e la confisca di 29 milioni di euro per gli illeciti legati alla scalata della Banca Popolare di Lodi e Antonveneta. Alla fine del 2008 patteggia un totale di tre anni, pena azzerata dall'indulto.

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