«Sono la più dossierata d'Italia» ma «non hanno trovato niente». La presidente del Consiglio Giorgia Meloni affronta il caso degli «spioni» in un'intervista rilasciata ieri sera al Tg5. Sì perché al caso Striano ora può essere sommato anche quello dei conti correnti monitorati da un ex dipendente di Banca Intesa. La premier ha una sua lettura del fenomeno che paragona ai «ladri che entrano dentro casa», quelli che «rubano i gioielli» e poi «li vendono al ricettatore». «Penso - osserva la leader di Fratelli d'Italia - che stia accadendo la stessa cosa». Il tema è «a chi le vendono?», si domanda la premier. Bisognerebbe scavare tra gli «interessi». E le risposte, le «spiegazioni» - insiste - sono compito «della magistratura». La conclusione politica, per la guida dell'esecutivo italiano, resta una soltanto: «Non riusciranno a togliermi di torno», osserva. Il riferimento è ai «gruppi di pressione». Quelli che con ogni probabilità «non accettano di avere al governo qualcuno che pressioni non se ne fa fare». La Meloni, lo aveva detto anche all'inizio di questa legislatura, non è ricattabile. E lo ribadisce. Il caso di Bari, con la violazione dei conti correnti, rientra nella fattispecie di un modus operandi, questo dello «spiare», che appare diffuso. E che sembra voler colpire una parte politica e questo governo nello specifico. Il rischio è che la società si abitui, che tutto questo venga recepito come normale. Anche quando «lo scanner» - come nel caso della premier - non trova niente su cui sindacare. Giovanni Donzelli, responsabile organizzativo di Fdi, commenta la vicenda da Matera, dopo un convegno a tema agricoltura. Il parlamentare parla di «attentato alla democrazia». «Il problema vero - aggiunge Donzelli - è che c'è qualcuno in Italia che non ha accettato di aver perso le elezioni». Insomma, i sospetti su una regia quantomeno ideologica se non politica rimangono. E tutti questi «dossieraggi» assumono le sembianze inquietanti di «gesti eversivi».
Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto, a sua volta avverte l'arco parlamentare con un post via X: «Tutti dovremmo condannare e scandalizzarci».
La presidente del Consiglio, al Tg5, affronta anche gli altri argomenti di stretta attualità. Chiarezza sulla Rai: «Siamo al ridicolo - dichiara -, la sinistra ha fatto la legge e oggi dice che fa schifo». L'ultima riforma del resto è targata Pd. E la stessa sinistra per la Meloni è «appassionata sempre e solo alle nomine». Questa, poi, è la fase clou per la manovra di bilancio. I fondamentali economici fotografano la situazione, che è positiva. Lo dicono, per esempio, i dati sull'occupazione. Sull'aumento delle tasse, ancora, circolano «fake news». La leader di Fdi rimarca come «aumentare» la tassazione sia tipico «della sinistra», e non del centrodestra. «Coperta cortissima per la manovra?», si chiede la premier. «Se non avessimo speso 120 miliardi di euro per ristrutturare meno del 4% delle case degli italiani, soprattutto seconde case, oggi avremo molti più soldi», fa presente, citando il Superbonus. Altro fronte di queste settimane è la Consulta: «Abbiamo il diritto di fare le nostre proposte», continua Meloni.
Anche qui, l'opposizione sembra concepire la Corte costituzionale alla stregua di un monopolio o quasi. Infine gli esteri, dove l'Italia recita di nuovo un ruolo da protagonista. Gli attacchi di Israele all'Unifil, per la presidente, restano «inaccettabili».
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