L'Irlanda al voto. Contro la bestemmia

Il governo: «Il reato deve essere cancellato». Nel 2017 incriminato un attore

L'Irlanda al voto. Contro la bestemmia

L'ultimo a essere incriminato era stato l'attore e comico britannico Stephen Fry. «Se incontrassi Dio, gli domanderei come ha osato creare un mondo così pieno di male senza che noi ne avessimo colpa. Perché dovrei rispettare un Dio così capriccioso, cattivo e stupido? Ci sono bambini che hanno il cancro alle ossa, ci rendiamo conto? Il Dio che ha creato quest'universo, se mai è stato creato da Dio, è completamente folle», aveva detto Fry intervistato alla tv irlandese nel 2015. Qualcuno, ascoltatolo dal divano di casa, l'aveva denunciato per blasfemia. La polizia di Dublino ha poi deciso di archiviare il caso per la mancanza di un «numero sostanzioso di persone offese».

Ora, sulla scia progressista inaugurata con la legalizzazione dei matrimoni gay nel 2015 e dell'aborto poche settimane fa, l'accetta del governo di Leo Varadkar - primo premier irlandese dichiaratamente omosessuale - cadrà proprio sul reato di blasfemia contenuto nella Costituzione della Repubblica d'Irlanda. L'annuncio è arrivato per bocca del ministro della Giustizia, Charlie Flanagan, che martedì ha comunicato che in autunno si terrà un referendum per eliminare l'illecito. La consultazione dovrebbe svolgersi nel mese di ottobre, probabilmente in concomitanza con le elezioni presidenziali. L'articolo della Costituzione su cui gli irlandesi si dovranno esprimere è il numero 40, dove viene sancito che «la pubblicazione o l'enunciazione di contenuti blasfemi, sovversivi o indecenti è un reato che deve essere punito secondo la legge». Un crimine dal sapore antico, anche se non lo è del tutto: la legge è datata 1937, ma è stata confermata nel 2009 con il Defamation Act, che ha introdotto sanzioni fino a 25mila euro per i trasgressori. «In termini di reputazione, questo è un passo importante per l'Irlanda - ha detto il ministro Flanagan -. Rimuovere questo provvedimento dalla nostra Costituzione significa mandare un forte messaggio al mondo per dire che le leggi contro la blasfemia non rispettano i valori irlandesi e che noi non crediamo che tali leggi debbano esistere». Il referendum sul reato di blasfemia era contenuto anche nel programma presentato dalla coalizione al governo, formata dal partito Fine Gael del premier Varadkar, formazione cristiana ed europeista, e dal Partito laburista.

La volontà di abrogare una norma nata inizialmente per proteggere la comunità cristiana irlandese, in un Paese considerato come uno dei più cattolici e conservatori d'Europa, segna definitivamente il cambio di direzione intrapreso da Dublino. Che lascerà altre «vittime» sul campo.

Secondo media britannici, infatti, il prossimo passo del governo potrebbe essere quello di indire un'altra consultazione per eliminare dalla Costituzione il riferimento al ruolo della donna «all'interno della casa» e il conseguente impegno dello Stato ad assicurarsi che «non sia obbligata dalle necessità economiche a lavorare e trascurare così i suoi doveri di casalinga».

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