L'Italia alza la sua difesa: trattativa con gli Usa per una flotta di sei droni

Iter iniziato 10 anni fa: costo di 738 milioni, Roma ne ha stanziati 23 come caparra

L'Italia alza la sua difesa: trattativa con gli Usa per una flotta di sei droni
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L'invasione russa dell'Ucraina ha risvegliato la Nato che, come aveva affermato il presidente francese Emmanuel Macron, sembrava «cerebralmente morta». Finita. Inutile. Il 24 febbraio del 2022, mentre i carri armati di Mosca puntavano a Kiev, l'Alleanza atlantica tornava in vita insieme a un clima da Guerra fredda. Non solo per le armi che venivano inviate (come del resto accadeva da anni) all'esercito ucraino da parte della Nato per fronteggiare le minacce di Vladimir Putin, ma anche per una nuova mentalità che imponeva di pensare a Mosca non più come a un alleato bensì come a un avversario che aveva portato la morte nel Vecchio continente. La Storia era tornata con tutta la sua forza.

Non a caso, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha sostenuto ripetutamente che, in prospettiva, è fondamentale che il nostro Paese dedichi alla spesa militare il 2% del proprio Pil, un obiettivo che verrà raggiunto, indicativamente, nel 2028. Qualcosa, però, nel frattempo si muove.

Gli Stati Uniti hanno infatti approvato (anche se non è ancora stato finalizzato, come spiegano fonti della Difesa al Giornale) un accordo con il nostro Paese che prevede la vendita di sei droni Block 5 Mq-9 Reaper, prodotti da General Atomics, e delle relative attrezzature (radar, sistemi di puntamento e stazioni di controllo) per un valore di 738 milioni di dollari. Ma andiamo con ordine perché questa storia inizia oltre dieci anni fa quando, appunto, comincia la contrattazione tra Italia e Stati Uniti per l'acquisto di questi droni. Una procedura lunga che non è ancora arrivata alle battute finali, tanto che dei 738 milioni totali, la Difesa ne ha stanziati, nel suo documento di programmazione, solo ventitré, che rappresentano la caparra per un eventuale acquisto futuro. Quel che è certo è che il nostro Paese è interessato ai Reaper. E i motivi sono presto detti: la guerra in Ucraina ha certificato l'importanza dei velivoli senza pilota, sia quelli più semplici, che si possono comprare anche su Amazon per poi imbottirli di esplosivo, sia di quelli più complessi (e costosi).

Il nostro Paese non può quindi, né per il presente né per il futuro, prescindere da una flotta di droni efficace che possa essere utilizzata sia in missioni di sorveglianza a lungo raggio e raccolta informazioni sia, un domani, per essere armati con missili Hellfire. Ma non solo. Come nota un documento diffuso dalla Defense security cooperation agency americana, «la vendita proposta migliorerà la capacità dell'Italia di rispondere alle minacce attuali e future espandendo e migliorando la flotta MQ-9 dell'Aeronautica militare italiana e promuovendo gli obiettivi politici di sicurezza e interoperabilità degli Stati Uniti e della Nato. L'Italia ha già velivoli MQ-9 Block 5 con capacità di attacco e non avrà difficoltà ad assorbire questi articoli nelle sue forze armate».

E questo perché l'invasione russa

dell'Ucraina ha imposto scelte di campo chiare e definitive, che devono concretizzarsi in un aumento delle capacità militari del nostro Paese e di un legame sempre più stretto ed efficace tra le industrie dei membri Nato.

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