L'Italia apre all'Arabia: "Siete un partner ideale nel business con l'Asia"

Urso: "Sauditi pronti ad affiancare il fondo sovrano". Al forum economico bilaterale di ieri presenze record Il ministro Al-Falih: "Saremo la vostra seconda casa"

L'Italia apre all'Arabia: "Siete un partner ideale nel business con l'Asia"
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L'Arabia Saudita è «disponibile a un confronto immediato per partecipare con il fondo sovrano Pif agli investimenti con il Fondo strategico per il Made in Italy, che è in corso di istituzione perché dobbiamo aspettare il voto del Parlamento». Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha colto l'occasione del primo Investment Forum italo-saudita ieri a Milano per annunciare il rafforzamento della partnership tra i due Paesi. Un annuncio ancora più importante in quanto giunto nello stesso giorno in cui il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha avviato in maniera soft le procedure per allentare il legame con la «Via della Seta» cinese. L'iniziativa di avvicinamento con Riad ha avuto successo sia per la partecipazione delle imprese, superiore alle aspettative, sia per il numero di accordi siglati (a partire dal memorandum italo-saudita sugli investimenti).

L'Arabia Saudita, infatti, ha un atteggiamento meno egemonico e dialogante rispetto ad altri player globali dell'Asia come Cina e Russia. «Il nostro modello sociale e produttivo è quello ideale per qualunque altro Paese che intenda finalmente dedicarsi anche allo sviluppo della propria economia produttiva», ha aggiunto Urso. «Vorremmo che il capitale saudita fosse più presente nel nostro Paese, così come vorremo che si sviluppasse con fusioni e partnership tra le nostre imprese», ha proseguito rimarcando la necessità di «realizzare dei campioni europei e internazionali per le nostre imprese, che poi sono trainanti per tutte le filiere del made in Italy». Il ministro ha confermato che «siamo aperti e convinti che si possa operare più e meglio in questa direzione». L'Arabia Saudita, ha concluso, «è uno dei partner ideali che possono collaborare con noi in una logica occidentale».

«Non vediamo l'ora che tutte le grandi aziende italiane guardino al nostro regno come alla propria seconda casa», ha dichiarato il ministro saudita degli Investimenti, Khalid Al-Falih, nel suo intervento. «Dovete vederci - ha detto - come una piattaforma dalla quale accedere non solo al mercato saudita, che sta crescendo a un ritmo molto elevato, ma anche per raggiungere l'Africa e oltre». L'Italia, ha ricordato, «rientra tra le prime dieci economie a livello globale per dimensioni e ha un posizionamento a mio parere molto più elevato in termini di qualità e innovazione, ma è solo tra i primi venti investitori nel Regno dell'Arabia Saudita». L'auspicio è che le iniziative intraprese di recente «cambino questa situazione in modo significativo».

Al-Falih ha ricordato che nell'ambito del piano di investimento «Vision 2030» da 3mila miliardi di euro per rendere il Paese del Golfo un leader mondiale nelle tecnologie e nell'innovazione, saranno destinati «oltre mille miliardi di euro in un superciclo di progetti che richiedono appaltatori di qualità che si uniscano a molte aziende saudite capaci». Come già dichiarato venerdì al Forum Ambrosetti di Cernobbio, il ministro saudita ha ribadito che l'Arabia Saudita «è felice di lavorare con le imprese italiane» e intende «aprire le porte affinché l'Italia tragga vantaggio da questo flusso». Confermato, inoltre, che Ryad «continuerà a essere il partner d'elezione dell'Italia nel campo dell'energia tradizionale, del petrolio e del gas». Allo stesso tempo, «intendiamo essere altrettanto dominanti e influenti come fornitori di nuove forme di energia verde, in particolare energia decarbonizzata», ha aggiunto.

Insomma, il messaggio veicolato è che l'Italia può solo ottenere vantaggi da un potenziamento dell'interscambio con un Paese che sa aumentando esponenzialmente i propri investimenti (anche nel settore dell'aerospazio), mentre in Occidente la congiuntura ristagna. «Abbiamo 150 miliardi da investire nei prossimi 7-8 anni e il fatto che siano intervenute 1.

300 aziende, il quadruplo di quanto previsto, significa che l'Italia ha compreso che per continuare a crescere non si può sottovalutare quest'area», ha spiegato Marco Arcelli, Ceo italiano di Acwa, l'azienda saudita per le rinnovabili.

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