"L'Italia dice sì al green ma non vuole subire torti"

Il ministro Pichetto in commissione alla Camera. "Rifiutiamo le norme dannose, non gli obiettivi"

"L'Italia dice sì al green ma non vuole subire torti"
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Il governo italiano, pur confermando «gli impegni sul clima assunti a livello internazionale», si discosta dalle eco-follie europee. Si può riassumere con queste parole il senso dell'audizione del ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto alla commissione Ambiente della Camera sugli esiti della riunione del Consiglio Ambiente Ue del 20 giugno 2023.

Il ministro, dopo aver respinto le accuse di «negazionismo climatico» mosse al governo, si è soffermato sui risultati ottenuti dall'esecutivo: «Rimettendo in moto il settore delle rinnovabili che era praticamente paralizzato, elaborando una proposta di revisione del Pniec molto più ambiziosa, e al contempo realistica, della precedente, varando il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici che non era mai stato elaborato».

Da qui la precisazione sul modus operandi che il governo Meloni porta avanti sui temi ambientali: «Siamo a favore del conseguimento degli obiettivi ambientali ma non siamo disposti a subire direttive e regolamenti che penalizzano l'Italia senza giovare all'ambiente, anzi in alcuni casi danneggiandolo».

È proprio sulle politiche green europee che il ministro si concentra nel suo intervento alla Camera: «L'Italia è uno dei più grandi e importanti paesi dell'Unione, ha la seconda manifattura europea, ha storia, prestigio, autorevolezza per dire la propria e difendere gli interessi nazionali, come fanno del resto a Bruxelles i rappresentanti di tutti i paesi della comunità». Inevitabile che tra gli argomenti trattati ci sia la discussa direttiva sulla casa green. «Con il ministero - ha detto - è partito un tavolo tecnico-operativo a cui partecipano anche le università che ha come obiettivo la verifica della nostra classe energetica e al secondo punto la verifica sui fabbricati» e poi la messa a punto del «cronoprogramma».

Altro argomento caldo è la controversa «Legge sul ripristino della natura» su cui, ha spiegato il ministro, è stata impressa un'accelerazione da parte della Commissione Ue: «È stata la Commissione che ha spinto il Consiglio ad assumere una decisione. La proposta in quella sede di un gruppo di Paesi era quella di dire «rinviamo così lo completiamo con una serie di correzioni e integrazioni che riguardano anche i criteri di individuazioni delle aree». Sul trilogo, noi insistiamo con le nostre rappresentanze per arrivare a dare un contenuto che sia compatibile con quelle che sono le nostre esigenze».

La difesa degli interessi italiani è al centro delle azioni ambientali del governo in Europa come nel caso del sostegno ai carburanti biofuel, eccellenza italiana: «L'elettrico è uno dei veicoli fondamentali, ma non esclusivamente. Dobbiamo concentrarci sulle emissioni non sullo strumento. Sostenere i biofuel, di cui noi siamo produttori, che sono stati inseriti nella tassonomia G7 e G20, significa difendere l'interesse nazionale». Pichetto ha poi aggiunto: «Oggi ci sono tutta una serie di opportunità utilizzando i motori endotermici attraverso i biofuel».

Sempre ieri il ministro è intervenuto al question time alla Camera soffermandosi sul Pnrr e spiegando come non ci sarà «nessuna perdita di risorse da destinare al dissesto idrogeologico» e come i fondi continuino «la loro piena attuazione all'interno dei programmi di finanziamento originari».

Il senso dell'approccio del governo ai temi ambientali è ben chiaro: si può essere a favore dell'ambiente, mettere in campo misure a favore della transizione ecologica senza però avere un approccio ideologico che troppo spesso ha guidato le decisioni dell'Unione europea.

Ciò non significa essere «negazionisti climatici», accusa utilizzata nei confronti di chiunque non accetti acriticamente le eco-follie che troppo spesso arrivano da Bruxelles, quanto difendere imprese e cittadini italiani dai rischi di certe misure ambientali a senso unico.

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