L'Italia ha voglia di bianco. I numeri scendono vertiginosamente: ieri 4.147 nuovi casi, indice di contagio all'1.70 per cento, 171 morti, 8.913 ricoverati (-483) e 1.206 in terapia intensiva (-72). Così già da lunedì due regioni (la Sardegna e Molise) potranno godere della quasi totale libertà garantita dall'ingresso nella fascia di rischio più basso, con una terza, il Friuli-Venezia Giulia, sul filo. L'isola conteggia 207 casi totali nella settimana 21-27 maggio, ovvero 12,84 ogni 100mila abitanti, il Molise invece è a quota 37 contagi (12,31) e il Friuli-Venezia Giulia a 207 (17,16). Va detto però che la cabina di regia si basa sui dati del martedì. Per entrare in fascia bianca bisogna essere stati sotto quota 50 per tre martedì di fila, cosa che vale per Molise e Sardegna (che l'11 maggio erano rispettivamente a 41,60 e 48,71) mentre il Friuli all'epoca era appena sopra (50,23). Quanto saranno fiscali i tecnici del governo?
Attualmente ci sono altre dieci regioni sotto la quota fatidica: Liguria (27,48), Umbria (28,16), Veneto (29,66), Abruzzo (34,62), Trentino (45,10), Emilia-Romagna (45,12), Lombardia (45,32), Lazio (46,16), Piemonte (48,52) e Puglia (49,28). Di esse solo la Liguria è «under 50» per il secondo martedì consecutivo e quindi ha le carte in regola per andare in bianco dal 7 giugno, con l'Abruzzo al limite (martedì 18 era a 50,08). Gli altri otto territori si libereranno lunedì 14 giugno. Diciamo questo con buona certezza perché l'incidenza dei contagi, dopo il picco toccato lo scorso 17 marzo (265,92) sta scendendo regolarmente da 81 giorni (ieri a livello nazionale era a 46,49) e non è ormai assolutamente pensabile un'inversione di tendenza.
Anche alla luce di ciò va detto che anche a chi scrive - che segue i numeri della pandemia da quindici mesi ed è sempre stato per la linea del rigore - appare ormai anacronistica la regola delle tre settimane consecutive per obliterare la promozione a una zona più chiara. È evidente che l'effetto positivo dell'ormai spedito andamento della campagna vaccinale ha stravinto sul rischio costituito dall'allentamento delle regole nelle ultime settimane e ciò potrebbe incoraggiare chi ci governa ad abbandonare una prudenza ormai eccessiva.
E che le cose vadano meglio lo ammette perfino Gimbe, da sempre la coscienza critica dei numeri della pandemia. La fondazione guidata da Nino Cartabellotta registra nel report diffuso ieri e relativo ai dati 19-25 maggio (quindi in ritardo di due giorni sui nostri) un crollo di tutti gli indicatori: «Emerge un'ulteriore diminuzione di nuovi casi (30.867 contro 43.795) e decessi (1.004 contro 1.215). In calo anche i casi attualmente positivi (268.145 contro 315.308), le persone in isolamento domiciliare (258.265 contro 302.080), i ricoveri con sintomi (8.557 contro 11.539) e le terapie intensive (1.323 contro 1.689)». Le uniche tre criticità segnalate da Gimbe sono «i nuovi criteri per assegnare i colori alle Regioni» che «disincentivano la ripresa del contact tracing proprio quando la riduzione dei casi lo renderebbe fattibile»; «la mancata implementazione di strategie vaccinali a chiamata attiva per aumentare la copertura delle fasce più fragili»; e il fatto che non sia nota «la strategia per identificare tempestivamente ogni possibile ripresa del contagio». Che sia la volta buona per ripescare la quasi dimenticata app Immuni?
La fascia bianca consente, rispetto alla gialla in cui attualmente ricade tutta Italia, una libertà quasi totale: gli unici obblighi riguardano la mascherina da indossare sempre, il divieto di assembramento e il rispetto del distanziamento.
Ma tutto è aperto e non c'è il coprifuoco. Coprifuoco che secondo l'ultimo Dpcm, slitterà a mezzanotte dal 7 giugno e sarà abolito dal 21 giugno. Pare esclusa l'ipotesi di una fascia bianca rinforzata, con qualche paletto in più.
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