L'Italia pericolante: 450mila abitazioni a rischio

La metà è al Sud: a Napoli 4 su 10 sono fatiscenti, emergenza degrado a Palermo

L'Italia pericolante: 450mila abitazioni a rischio
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Il pericolo di crolli o fughe di gas si annida spesso nelle case fatiscenti, vetuste e degradate. Disseminate al Nord ma soprattutto al Sud. Qualche esempio. Nella bella Napoli, il 71% degli edifici ha più di 40 anni e, secondo le stime dell'Associazione costruttori edili, più di quattro su dieci è classificato catastalmente come degradato, un valore doppio rispetto alla media nazionale (22,6%) e a quella regionale (27,8%).

Nel centro storico di Palermo, sono 1.620 gli edifici per cui è necessario intervenire con urgenza: 1.466 edifici privati, 102 comunali, 52 chiese. Una situazione, secondo le stime della regione effettuata negli anni scorsi, in preoccupante e veloce peggioramento: quelli pericolanti sono passati da 304 a 332, quelli degradati da 799 a 910.

A Roma è in cattivo stato il 14,7% delle strutture. A Bari, negli anni scorsi, fu addirittura evacuata la sede del tribunale penale di Bari per «preoccupanti criticità strutturali nelle fondamenta e nei solai». Fu scongiurato il rischio crollo con lo sgombero di tutto il personale. Ma è Benevento a vantare il primato di una delle città in Italia con più immobili degradati. Cadenti, non sempre disabitati, talmente inutili che neppure l'Agenzia delle entrate pretende il pagamento dell'Imu. Nel capoluogo sannita sono 10.942 quelli in dissesto contro i 259.589 sani, quattro ogni cento. Undicimila sul quasi mezzo milione di edifici pericolati in tutta Italia, che si attestano, secondo l'analisi di Unimpresa, a poco meno di mezzo milione, la metà solo nel Mezzogiorno. Lo studio è stato effettuato incrociando i dati della Corte dei Conti e dell'Agenzia delle Entrate. Ed è emerso che 452.410 costruzioni sul totale dei 62.861.919 (lo 0,72%) esistenti in Italia hanno bisogno di interventi urgenti. Sono edifici costruiti tra l'inizio del secolo e gli anni del Boom, quando ancora il cemento armato era ancora un concetto vago. Solitamente si trovano nei centri storici, attaccati ad altri abitati e in buono stato. Non mancano strutture pubbliche (scuole, caserme) che versano in stato di abbandono.

I motivi di questo inarrestabile degrado sono diversi: i comuni lamentano carenze di fondi per intervenire sugli immobili di loro proprietà, i privati non hanno soldi per la manutenzione, specie se si tratta di case di pregio antiche: affascinanti ma costosissime da gestire e ristrutturare. Ma il fenomeno è ancora più esteso e insidioso. L'Istat, con i suoi numeri, ci racconta che in tutta Italia ben due milioni di case sono vecchie e in cattivo stato. Per la precisione, 2.051.808 di immobili residenziali, cioè il 16,8% del patrimonio immobiliare, sono in mediocre o pessimo stato di conservazione. Una percentuale che sale al 21,1% per gli edifici più datati, costruiti prima del 1981, mentre la quota di riduce al 4,7% per quelli nati tra il 1981 e il 2011. In pratica, poco meno di un quinto delle case italiane avrebbe bisogno di una profonda ristrutturazione. Soprattutto il Sud è disseminato di case malate, pericolanti e con evidenti criticità. Il record negativo lo conquista la Calabria con il 26,8% del totale degli edifici residenziali in mediocre-pessimo stato di conservazione. Seguono la Sicilia, con una quota del 26,2%, e la Basilicata con il 22,3%. La Toscana, con i suoi mille borghi antichi, si attesta a quota 11,5%, mentre la situazione migliora notevolmente in Umbria e in Trentino Aldo Adige, regioni in cui la quota di case in cattive condizioni è la più bassa d' Italia: 10,7%.

A livello provinciale il primato negativo spetta a Vibo Valentia dove è più diffuso il cattivo stato delle case (31,4% del totale), seguita da Reggio Calabria (31,3%) e Catanzaro (25,8%). Le provincie più virtuose sono Prato (8,2%), Bolzano (8,5) e Siena (8,5%).

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