L'italiano si difende senza multe

Proibire l'uso eccessivo di parole straniere nei documenti della pubblica amministrazione è un atto che tutela la ricchezza e la complessità della lingua italiana o è un'imposizione che limita la libertà di espressione?

L'italiano si difende senza multe

Proibire l'uso eccessivo di parole straniere nei documenti della pubblica amministrazione è un atto che tutela la ricchezza e la complessità della lingua italiana o è un'imposizione che limita la libertà di espressione? Tutela la specificità di un patrimonio culturale fra i più ricchi che possediamo o limita il diritto a usare la parola più efficace per esprimere un concetto? È il bivio che si apre davanti alla proposta di legge di Fratelli d'Italia - primo firmatario Fabio Rampelli - che mira a limitare l'abuso di forestierismi negli atti pubblici e nei contratti di lavoro, a fronte - particolare non irrilevante - di multe tra le 5 e le 100mila euro. Ieri il vocabolario delle reazioni, nel mondo politico e non solo, spaziava da «ironia» a «polemiche», da «indignazione» a «stupore». Ma come, proprio il partito dell'underdog Giorgia Meloni e del ministero del Mady in Italy chiede di non usare termini che ci arrivano dalle lingue straniere? In realtà, tra il pretendere - chessò - di tornare a indicare Salice d'Ulzio il «balcone delle Alpi» che tutti chiamiamo Sauze d'Oulx, da una parte, e provare, dall'altra, a depurare un italiano inquinato da termini orribili come green economy, «fare una call», «Bookare», «Shareare», loggarsi, «strat plan» e «coffee break», una via di mezzo - in medio stat virtus per usare un'altra lingua - esiste. Al netto delle facili e comprensibili ironie di chi si preoccupa che il prossimo passo del Governo sarà chiedere di tornare a salutarsi con il «Voi» di mussoliniana memoria, va ricordato che provvedimenti simili di tutela delle lingue nazionali - nella pubblica amministrazione - sono già in vigore in Spagna e Francia, Paese quest'ultimo campione di sciovinismo. Lo abbiamo scritto tante volte: voler imporre dall'alto nuovi usi nella lingua - l'asterisco, lo schwa... - è quanto di più illiberale e inefficace esista. Se poi si usano le multe... C'è semmai da sperare nella formazione, che non si impone per legge, di una nuova corrente culturale sensibile a un uso più attento delle sfumature e delle potenzialità infinite dell'italiano.

E non nell'ottica politica di una difesa sovranista e identitaria della lingua, che resta grazie a dio incontrollabile e non irreggimentabile; ma con l'ambizione di esaltare la bellezza (non la purezza, parola scivolosa) di un idioma che da secoli è considerato il più elegante, per come suona, fra quelli parlati agli uomini.

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