Cosa unisce Massimo Giletti, Fabrizio Corona e l'ex ultrà Enzo Anghinelli? Per saperlo dobbiamo seguire due volanti che l'altra sera sono arrivate sotto casa Corona, in zona Susa-Argonne. Davanti alla sua porta a vetri c'è l'ormai ex ultrà Anghinelli, «il morto che cammina» già sfuggito due volte al camposanto, nel 1998 e nell'aprile del 2019, quando qualcuno gli sparò quattro colpi in testa sulla Ford Focus in via Cadore. Per i pm di Milano che hanno scoperchiato il verminaio delle curve è stato Daniele Cataldo: scazzi legati al potere dentro la Curva Sud e ai business milionari che gravitavano intorno al tifo, merchandising ma anche bagarinaggio e parcheggi, forse anche per le storie di droga in cui alcuni giornali lo hanno tirato in mezzo e che lui ha intenzione di querelare.
Ma questo i poliziotti lo sanno. Quello che bisogna capire è perché Anghinelli a tarda sera è da Corona. I due si conoscono, sono entrambi sulla cinquantina e praticamente coetanei, si dividono la strada e gli schiaffi presi e dati a scuola da trent'anni almeno se non di più. Sono cresciuti insieme da queste parti, pare che gli Anghinelli avessero un bar dove i fratelli Corona erano di casa. Enzo è una testa calda ma dice di aver chiuso con quelle frequentazioni pericolose, con la droga e quella vitaccia. La Questura conferma che a chiamare le Volanti è stato Corona, tra gli agenti accorsi velocemente sul posto mentre altrove Milano brucia o quasi c'è anche un ispettore, forse è lui che lo riconosce, «lei è Anghinelli?». Lui si schernisce, dice che l'ex paparazzo dei vip gli deve dei soldi, 3mila euro, poi se ne va deluso. Peanuts, noccioline per chi aveva le mazzette murate dentro casa. È una parte della ricompensa per la sua partecipazione alla trasmissione di Massimo Giletti, Lo Stato delle Cose su Raitre, dove l'ex ultrà è andato a parlare di Andrea Beretta, il killer del rampollo di 'ndrangheta Antonio Bellocco, del suo pentimento che rischia di svuotare San Siro e riempire San Vittore, delle faide tra ultrà milanesi immortalate dalle telecamere di quel ficcanaso di Klaus Davi, dei traffici di droga di cui si dice Anghinelli fosse invischiato fino a quelle quattro pallottole che gli hanno aperto la testa e schiarito le idee.
Soldi che Corona gli avrebbe promesso, sulla parola e senza contratto, invece niente. Sarebbe stato lui a convincere Anghinelli ad andare in tv fino a Roma, all'ex ultrà quei soldi servivano a un paio di cosine, tipo aggiustare con la chirurgia plastica lo squarcio che ha in testa, che il figlioletto chiede sempre «ma quando guarisci papà?».
«Che dovevo fare, uscire e litigare? Già tremila euro glieli ho dati, basta. Anche io ho messo la testa a posto, cosa credi?», ci dice Corona al telefono.
Ammette che sì, Giletti si è rivolto a lui per invitare Anghinelli in studio due volte. E qui bisognerebbe interrogarsi su come vengono spesi i soldi per il canone Rai su cui la politica a Roma si interroga. Ma la polizia è già sgommata via e nessuno ha più voglia di parlare.
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