Lite Fi-Lega, governo sotto Meloni smorza: schermaglie

Il piano del Carroccio sull'abbassamento del canone Rai bocciato grazie ai voti azzurri. La minoranza strumentalizza: "In frantumi"

Lite Fi-Lega, governo sotto Meloni smorza: schermaglie
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«Se abbiamo trovato l'accordo per un cessate il fuoco in Libano possiamo farlo pure sul canone Rai». Giorgia Meloni, intervenendo ai Med Dialogues, stempera i toni e getta acqua sul fuoco, derubricando a scontro di poco conto la spaccatura (annunciata) della maggioranza sul canone Rai. «Sono schermaglie, non ci vedo nulla di particolarmente serio».

In mattinata la maggioranza era stata battuta in Commissione bilancio al Senato sul dl fisco. L'emendamento Bergesio (Lega) che prevedeva la riduzione del canone da 90 a 70 euro viene respinto con 12 voti contro 10 grazie ai voti di Forza Italia, schierata con le opposizioni. Il motivo? «Se fai il taglio - spiega Maurizio Gasparri - poi si danno alla Rai 400 milioni che sono dei cittadini, quindi se non è zuppa è pan bagnato».

A Palazzo Chigi non si nasconde una certa irritazione per lo scivolone: «L'inciampo della maggioranza sul tema del taglio del canone Rai non giova a nessuno». La Lega invece si dice delusa. «C'è poco da dire» commenta Massimo Garavaglia noi siamo convinti che la politica sia mediazione, non ricatto. Adesso si va avanti normale, tranquilli, su tutto il resto. Peccato, volevamo fare pagare meno chi ha i redditi bassi». Peraltro era stato proprio il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti a proporre di tornare a un canone di 90 euro per il 2025.

Forza Italia comunque evita di alimentare polemiche. «Siamo stati coerenti con quello che abbiamo detto, non c'è nessun problema. Il problema è essere coerenti sempre», dice Antonio Tajani. L'opposizione comprensibilmente festeggia. «La maggioranza è in frantumi e le divisioni sono evidenti. E intanto non si occupano dei problemi concreti degli italiani», dichiara la segretaria del Pd Elly Schlein. Rincara la dose Giuseppe Conte. «La maggioranza non ha i numeri in Commissione e va sotto: l'unità professata da Meloni è un altro film di fantascienza girato a Chigi». E Raffaella Paita, coordinatrice di Italia Viva, scrive: «Quando le opposizioni si uniscono, senza veti, non solo vincono le elezioni ma ottengono risultati anche in Parlamento».

Nello stesso giorno, peraltro, qualche piccola scintilla si accende anche per la bocciatura di un emendamento di Forza Italia a firma Paroli e Lotito sui bilanci della sanità in Calabria su cui Lega si astiene. Maurizio Gasparri, invece, ristabilisce la gerarchia delle priorità. «Comprendo gli interventi dell'opposizione, al loro posto avrei fatto lo stesso, ma vorrei rilevare che la maggioranza è assolutamente operativa e coesa. Non è su questo che si fonda il patto di governo, ma sul taglio delle tasse, che noi faremo».

Sullo sfondo si accende una piccola polemica mediatica sul protocollo d'intesa firmato dal Dipartimento per il programma guidato da Giovanbattista Fazzolari e dalla Ragioneria Generale. Un documento pensato per accelerare l'attuazione del programma di governo, controllando che oltre i provvedimenti legislativi, i ministeri adottino i conseguenti decreti attuativi. Una nota del Dipartimento chiarisce che la presunta volontà di Palazzo Chigi di mettere sotto controllo i ministeri a guida leghista è «fantasiosa», che questo tipo di protocolli è attività di routine in vigore dal maggio 2015, così come l'introduzione di indicatori di misurazione dei tempi di attuazione dei provvedimenti attuativi.

Inoltre, puntualizza Palazzo Chigi, sono stati gli stessi ministeri a guida leghista (Economia, Infrastrutture, Lavoro, oltre agli Interni) a proporsi di sperimentare in anticipo rispetto agli altri ministeri un nuovo indicatore focalizzato sulla capacità di liberare risorse finanziarie.

Sull'adozione di questa misura, insomma, non esistono dissonanze, al contrario c'è una adesione piena e convinta degli alleati.

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