Il pressing, oltre che dal Pd, arriva dal mare. Dalle ong che in queste ore sono tornate nel Mediterraneo e che chiedono al governo il promesso cambio di passo sui decreti sicurezza. Sea Watch, che ha appena soccorso 165 persone, ricorda che «rispetto al precedente, questo governo non sta facendo della criminalizzazione contro le ong il centro della sua campagna comunicativa, ma l'atteggiamento continua a essere ostile». Ieri però il vertice convocato dal ministro dell'Interno Luciana Lamrogese con i partiti di maggioranza per trovare una sintesi su come superare i decreti Salvini non ha partorito alcun accordo su un testo condiviso da portare in consiglio dei ministri. Gli alleati hanno tenuto le rispettive posizioni e la riunione si aggiorna a lunedì.
Sul tavolo i nodi da sciogliere restano gli stessi: da una parte i dem chiedono di superare i decreti sicurezza andando oltre le modifiche richieste dal presidente della Repubblica Mattarella quando ha controfirmato le leggi. Vogliono abrogarle, non solo superarle. Dall'altra c'è l'ala del M5s incarnata da Crimi e Di Maio che resiste per rimanere nei limiti dei rilievi dal Colle. Poche modifiche, non di sostanza per non lasciare campo libero alla propaganda salviniana, con il leader della Lega che ha già minacciato di «raccogliere un milione di firme». Nel mezzo il ministro Lamorgese che lavorava al dossier da tempo, essendo uno dei punti cardine dell'alleanza giallorossa. Questione dimenticata nell'emergenza Covid ma riproposta nei giorni scorsi da Dario Franceschini al premier Conte: «Che li vogliamo modificare non è un mistero, è nel nostro programma di governo. Ci muoviamo per accogliere le osservazioni del presidente della Repubblica», aveva rassicurato il presidente del Consiglio. Nella bozza oltre alla cancellazione delle maxi multe fino a un milione di euro e la confisca della nave per le ong che non rispettino le leggi, c'è anche un ritorno della protezione umanitaria sotto forma di protezione speciale. Non una reintroduzione tout court della categoria, ma un'ulteriore forma di tutela per le persone vulnerabili e vittime di tratta che non avrebbero diritto ad altre forme di protezione. E poi c'è il ripristino della tenuità del fatto nell'oltraggio a pubblico ufficiale, anche questo tra le osservazioni del Quirinale. Ma un accordo ieri non c'era. Eppure l'idea era di arrivare in consiglio dei ministri venerdì prossimo con un'intesa: «Mi sembra che una delle questioni essenziali sia che i decreti Salvini avevano tolto la protezione umanitaria e questo ha prodotto la creazione di 30mila nuovi irregolari in più», dice uscendo il viceministro dem Matteo Mauri. Ma per Federico Fornaro, Leu, «i rilievi del presidente della Repubblica rappresentano un utile punto di partenza e non certo un punto di arrivo per una loro riscrittura. Deve essere infatti smontato l'impianto ideologico». Attacca Fi: «Nel bel mezzo di una crisi economica senza precedenti - dice Maria Stella Gelmini - la priorità è mettere mano ai decreti».
Servirà un ulteriore passaggio di Conte con la maggioranza per trovare una sintesi su un terreno politicamente scivoloso agli occhi dell'opinione pubblica, con gli sbarchi in forte aumento - otto solo nelle ultime ore a Lampedusa - e le ong in mare che chiederanno un porto sicuro dove sbarcare i migranti, mentre le redistribuzioni in Europa sono ancora ferme.
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