Un vero e proprio miracolo legislativo, quello che si è consumato alla Camera nel bel mezzo del Parlamento in scioglimento e che di fatto riforma la Costituzione all'articolo 119 riconoscendo per la prima volta «la peculiarità» delle Isole italiane, ovvero tutti gli svantaggi derivanti dall'insularità. Governatori e parlamentari di Sardegna e Sicilia hanno ben ragione ad esultare per un fatto di portata storica, soprattutto per il fatto che trattasi di una riforma che più popolare non si può, frutto di una campagna nata dal basso e che ha portato a raccogliere oltre 200 mila firme, grazie anche alla mobilitazione del mondo degli emigrati sardi in Italia e di quello delle isole minori riunite nell'Associazione Ancim. La giornata è storica non solo perchè è la prima volta che un'iniziativa popolare modifica la Carta, ma perchè è prodromica a investimenti volti a compensare gli svantaggi che gli abitanti delle isole hanno rispetto al «continente» per quanto riguarda infrastrutture, trasporti, energia, sanità, import export e istruzione. I conti sono quelli sviscerati dall'Istituto di ricerca Bruno Leoni che ha quantificato questo gap in un costo di circa 5.700 euro per ogni sardo, che corrisponde a oltre un quarto del Pil pro capite. Per ogni abitante siciliano, invece, il costo aggiuntivo sarebbe di circa 1.300 euro l'anno rispetto ai cittadini residenti nella penisola, pari cioè a 6,5 miliardi annui in totale. Lo storico riconoscimento dell'Insularità, a cui ieri la Camera ha dato il via libero definitivo in extremis (lo scioglimento delle Camere ha seriamente rischiato di bloccare tutto), comporterà un plafond aggiuntivo di risorse annue che renderà giustizia ai diritti di otto milioni di italiani residenti sulle isole. Soltanto per la Sicilia si prospettano fondi extra per quasi sette miliardi l'anno.
Dalla politica si leva un coro quasi unanime di giubilo, con molti esponenti di partito che rivendicano il proprio contributo, anche se in questo caso più che mai si tratta di una vittoria della gente.
Esulta il governatore sardo Christian Solinas che però avverte: «Lo Stato deve essere nostro alleato in Europa, affinchè possiamo portare avanti le rivendicazioni delle Isole a Bruxelles, ma prima ancora dobbiamo essere in grado di sostanziare di contenuti chiarendo quanto prima i termini attuativi di questa rinnovata previsione costituzionale». Gli fa eco il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci: «Continueremo a lavorare, in sinergia con Bruxelles e Roma, affinchè vivere su un'isola non sia più una maledizione».
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