Non riaprire le scuole. Né prima né dopo il 18 maggio. Ma rimandare tutto a settembre. Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità lo ha detto chiaro, l'altra sera, nel corso della trasmissione Che Tempo Che fa. Lo ha fatto, è vero, specificando di parlare a livello personale, ma è anche evidente che il suo «personale» ha un peso specifico diverso. «Personalmente in questo momento credo che si possa pensare di posporre l'apertura delle scuole all'inizio del prossimo anno scolastico», ha puntualizzato da Fabio Fazio ed ha aggiunto che questa comunque «è una scelta che spetta al governo e al ministro dell'Istruzione». Un segnale che arriva dal mondo scientifico che anticipa le decisioni che dovrà prendere in questi giorni il governo. «Personale e famiglie verranno presto informati sui tempi di riapertura delle scuole, la decisione sarà comunque presa in sede di governo» hanno fatto sapere dal ministero. In più di un'occasione infatti il ministro Azzolina ha ribadito che «si tornerà a scuola se e quando, sulla base delle indicazioni degli esperti, le condizioni lo consentiranno». A molti sembra così che la data spartiacque del 18 maggio, fissata con l'ultimo decreto approvato dal Consiglio dei ministri sia già superata dopo le parole di Locatelli. «Il governo chiarisca subito se per quanto riguarda le lezioni in classe l'anno scolastico può dirsi concluso e se intende accogliere la proposta di Locatelli - chiede la presidente della commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, Licia Ronzulli - Arrivare fino alla scadenza delle attuali restrizioni per prorogarle non aiuta di certo le famiglie a organizzarsi, specie quelle con minori che hanno l'evidente necessità, oltre che il diritto, di sapere in tempo utile se i propri figli dovranno continuare a studiare autonomamente a casa fino alla fine dell'anno scolastico in corso o meno».
«La fase di riapertura al 18 maggio è stata nei fatti smentita dalle autorità sanitarie - incalza la segretaria nazionale della Cisl-Scuola, Maddalena Gissi - Ora bisogna fare in fretta. Ci sono mille questioni da affrontare». Ma il ministero ha già predisposto i due diversi scenari nel decreto approvato il 6 aprile scorso che andrà questa settimana in Parlamento. Se infatti le scuole resteranno chiuse, come stabilito nell'ultimo decreto, la Maturità sarà soltanto una prova orale mentre l'esame di terza media salta. Quello che è certo è che tutti gli studenti sono ammessi all'anno prossimo, ma se avranno materie insufficienti dovranno seguire dei corsi di recupero già dal 1 settembre.
Ma anche su come gestire la riapertura delle scuole a settembre al ministero stanno lavorando a vari scenari e lo faranno con i rappresentanti di famiglie, studenti, lavoratori e con le Regioni. Con una certezza: l'organico della scuola resta invariato una decisione che consente di «lavorare nell'ottica della riduzione del numero di alunni per classe».
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