Altro che Kabul e l'Afghanistan, il dono più prezioso regalato ai talebani da Joe Biden è la credibilità internazionale. Un dono recapitato direttamente dal Direttore della Cia William Burns che precipitandosi a Kabul dal Mullah Abdul Ghani Baradar, probabile futuro presidente dell'Emirato, ha sciolto anche le ultime incertezze. D'ora in poi nessuno osi sostenere l'impossibilità di dialogare con chi ospitava Bin Laden. E soprattutto, visto che il primo a parlarci è il Direttore della Cia, nessuno osi più chiamar terroristi i talebani o, peggio, dubitare delle loro parole. E gli ultimi a doversi stupire per l'inastteso rivolgimento sono gli amici dell'America convocati martedì in un'inutile G7.
Riuniti in conferenza virtuale per decidere la fine dell'evacuazione hanno scoperto le nuove regole del gioco quando Biden ha spiegato loro, in meno di sette minuti, che l'America aveva già deciso di voler rispettare la data del 31 agosto concordata con l'ex-nemico talebano. Ma se così vanno le cose c'è da chiedersi perché mai criticare Russia e Cina che da anni la prima, da settimane la seconda, dialogano con i nipotini del Mullah Omar trattandoli come legittimi interlocutori internazionale. Se arriva a farlo, in prossimità del ventesimo anniversario dell'11 settembre, l'Amministrazione Biden perché non dovrebbero farlo loro. E soprattutto, perché non dovremmo farlo noi europei. Se quello è l'esempio messo sul tavolo, nel nome del consueto pragmatismo, da chi prometteva che l' «America is Back» allora anche l'Europa farà bene ad archiviare diffidenze e cautele. Poco importa se i talebani fustigheranno le donne, le cacceranno da scuole e posti di lavoro o, peggio ancora, se torneranno a lapidarle. Perché in fondo chi se ne frega se l'Afghanistan tornerà ad essere il rifugio di Al Qaida o se i talebani torneranno a trasformare gli stadi in comodi patiboli per esecuzioni di gruppo e mutilazioni pubbliche. Se la priorità è solo risolvere i problemi e fare i propri interessi allora l'Europa non deve far altro che seguire l'esempio americano.
Già da domani Bruxelles scelga i «Burns» nostrani da inviare a Kabul per prevenire il rischio di una nuova invasione di rifugiati. Se la priorità è farsi gli affari propri basterà replicare con lo sdoganato e legittimato Mullah Baradar gli accordi stretti a suo tempo con il presidente Recep Tayyp Erdogan. Perché se l'obbiettivo ultimo è fermare i tanto temuti rifugiati allora meglio riempire di miliardi chi controlla i blocchi di partenza anziché chi promette di fermarli solo a metà strada. Dunque molto meglio girare all'ormai «amico» Baradar i soldi promessi al Sultano proponendogli di sigillare le frontiere e impedire a chiunque di lasciare paese.
Di una cosa siamo certi, la commessa, oltre a venirgli assolutamente naturale, ci risparmierà anche il fastidioso imbarazzo di accogliere qualche disgraziato deciso a raccontarci che la tanto auspicata conversione dei talebani in «tale-buoni» era solo una favola. E già che ci siamo meglio chiedere all'ormai rispettabile Mullah Baradar anche quanti miliardi servono per convincere Al Qaida a non colpirci. Che tanto la guerra al terrorismo l'abbiamo già buttata alle ortiche.
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