L'odissea di due veneti: "Noi prigionieri in Nigeria"

La coppia, partita per lavorare in un locale, si è ritrovata senza stipendio e passaporto. Per 4 mesi

L'odissea di due veneti: "Noi prigionieri in Nigeria"

Prigionieri in Nigeria per quattro mesi. Fabio Gibilisco, 35 anni padovano, non riesce a darsi pace: «Ma come si fa a trattare gli italiani così?». Lui e la moglie Silvia Maler, 32 anni indonesiana, sono partiti il 23 febbraio scorso. Un annuncio su internet, l'offerta di un lavoro per entrambi, la voglia di mettersi in gioco e i due decidono di partire. Lui contatta l'inserzionista dell'annuncio. Il titolare del ristorante Carnavalah a Lagos. Un ristorante afroitaliano accanto a un hotel a cinque stelle. Un sogno per lui. «Ho letto l'annuncio su un sito di lavoro per chef all'estero racconta Gibilisco cercavano uno chef italiano. Qui le cose non andavano bene e ho pensato che sarebbe stato perfetto».

Così: per lui contratto firmato a tempo indeterminato di 2500 dollari al mese. Due biglietti aerei pagati e un alloggio assicurato. All'inizio tutto bene. Poi il titolare del ristorante chiede loro i passaporti per fare i documenti. Passaporti che sarebbero dovuti tornare in mano ai loro proprietari nel giro di breve, ma passa una settimana, passa un mese e dei passaporti nemmeno l'ombra. Così come lo stipendio. Giunto solo per i primi trenta giorni.

«Dopo il primo mese hanno cominciato a non pagarci più lamenta il padovano ci avevano detto che l'alloggio era arredato e invece la casa di 150 metri quadri era vuota. Accampati. Io continuavo a chiedere i documenti, ma niente». Finché un giorno, il proprietario restituisce loro i passaporti, senza visto. «Praticamente io e mia moglie eravamo illegali da due mesi - dice Gibilisco non avevamo più soldi e alcuni giorni eravamo senza mangiare. Mia moglie aveva paura».

I due si rivolgono al Consolato a Lagos ma qui «dicono che dobbiamo aspettare dieci giorni e che non è possibile far niente». Li invitano a chiamare un numero di emergenza. «Ci ha risposto una signora racconta il trentacinquenne anche sgarbata». Un ragazzo del posto decide di dar loro una mano. Li porta a casa sua, li fa mangiare e compra loro i biglietti aereo. Il 19 giugno scorso i due vanno all'aeroporto ma qui per farli passare vogliono 5000 dollari. Il nigeriano tratta, sgancia 500 dollari all'ufficio immigrazione e riesce a far sì che i due si imbarchino e tornino a casa.

Ieri la mail dell'ambasciatore italiano Stefano Pontesilli che definisce ciò «inaccettabile». Pontesilli, contattato dal Giornale, conferma l'accaduto e fa sapere di aver fatto aprire un'inchiesta interna a Lagos. Inchiesta già conclusa e trasmessa al ministero degli Esteri. Ora i cittadini nigeriani i soci ristoratori erano due saranno processati.

«Lavoriamo duramente per garantire assistenza ai connazionali si legge nella mail indirizzata a Gibilisco e di tutto il lavoro resta l'amarezza e la rabbia di aver fallito completamente nel suo caso». Ora Gibilisco e sua moglie hanno trovato rifugio a San Giovanni di Bolzano, dove lui lavora all'Hotel Alpin Royal.

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