L'ok degli esperti: "Ha preso il governatore in contropiede"

Brunetti: "Il 56% dei giudizi in rete è positivo". Torriero: "L'offesa non poteva cadere nel vuoto". "Elly la segue, Conte è fermo"

L'ok degli esperti: "Ha preso il governatore in contropiede"
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«Giorgia Meloni è stata più De Luca di De Luca stesso e lo ha preso in contropiede». Tiberio Brunetti, fondatore di Vis Factor, non ha dubbi sul fatto che il siparietto con cui il presidente del Consiglio si è vendicato dell'insulto che il governatore della Campania gli aveva rivolto mesi fa, abbia riscosso successo. «È una mossa studiata, ma comunicativamente efficace», spiega Brunetti che evidenzia come il sentiment registrato sul web dalla sua società sia positivo per il 56% anche perché «è stato De Luca a lanciare il guanto di sfida e la Meloni, alla prima occasione utile, ne ha approfittato a favore di telecamera». D'altro canto, la bravura del premier, secondo l'esperto di comunicazione, risiede proprio nel riuscire «a ribaltare a proprio favore la narrazione dell'opposizione com'è già avvenuto per Telemeloni». Ma non solo. «Giorgia Meloni detta Giorgia, inoltre, è stato l'unico guizzo di tutta questa campagna elettorale», chiosa Brunetti. «Meloni, come da tradizione, sta ottimizzando la sua campagna elettorale soggettivistica (Vota Giorgia)», gli fa eco Fabio Torriero, spin doctor e docente di comunicazione politica alla Lumsa di Roma che considera «estremamente riuscito il cortocircuito social Tele-Meloni, usato per ridicolizzare e destabilizzare la sinistra sul mantra-libertà». Secondo lo spin doctor, il premier sta operando come se il premierato sia già operativo e «dato che non poteva far cadere nel vuoto lo schiaffo preso a freddo dal tribuno De Luca, si è vendicata proprio in terra borbonica».

E che dire degli altri leader? «La campagna di comunicazione della Schlein è speculare a quella di Giorgia Meloni: personale, fidelizzante, aggregante e mediatica», osserva Torriero che descrive le candidature del Pd come Tarquinio, Annunziata e Strada simili alle «figurine Panini», «uno schema tipico della sinistra». «Il Pd non ha un'identità definita, ma il dibattito sul confronto televisivo, anche se non c'è stato, ha favorito la Schlein come unica e vera antagonista della Meloni», dice Brunetti che, al contrario, boccia la campagna del M5S: «Stavolta non ha una proposta forte come il reddito di cittadinanza e guarda solo al passato. «Conte soffre nell'essere il terzo incomodo tra Meloni e Schlein e polemizza rispolverando i temi del grillismo prima maniera», sentenzia invece Torriero. Promossi, infine, Tajani e Salvini.

«Forza Italia fa bene a fare i manifesti con Berlusconi il cui ricordo è ancora vivissimo», dice Brunetti. «Vannacci è il campione della Lega, voluto da Salvini che probabilmente intercetterà parte di quello zoccolo duro deluso dal conservatorismo pragmatico della Meloni», osserva Torriero.

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