Londra teme i violenti: impacchettato Churchill. Boris: "Un'umiliazione"

Blindata la statua dello statista. L'ira del premier: "Proteste infiltrate da estremisti"

Londra teme i violenti: impacchettato Churchill. Boris: "Un'umiliazione"

Londra. La protesta globale nel nome di George Floyd spalanca le porte alla follia del politically correct. Mentre Londra si prepara alla contestazione di oggi a Hyde Park, continuano gli attacchi a qualsiasi testimonianza storica, artistica, persino toponomastica che abbia a che fare con un lontano passato razzista.

Dopo che a Bristol, è finita nel fiume la statua del mercante di schiavi e filantropo Edward Colston, nella capitale inglese il sindaco Sadiq Khan ha fatto impacchettare i monumenti nel mirino dei manifestanti. Sono quindi stati rinchiusi in un triste parallelepipedo sia la statua di Winston Churchill in Parliament Square e quella dedicata ai Caduti a Whitehall. Il Primo ministro Johnson, che di Churchill è anche un biografo, in un lungo Twitter ha espresso il proprio sdegno per il fatto che gli infiltrati nel movimento Black Lives Matter abbiano trasformato le testimonianze della storia nazionale in obiettivi da distruggere. «Rimuovere i monumenti significare mentire sul nostro passato - ha scritto Johnson - non possiamo far finta di avere una storia diversa. Essere costretti a proteggere la statua che ci ricorda in modo permanente quello che Churchill ha fatto per salvare il nostro Paese e l'intera Europa dal fascismo e dalla tirannia è assurdo e vergognoso». In tutto sono sessanta le statue che il movimento vorrebbe vedere relegate in deposito. Johnson ha definito inaccettabili anche gli atti violenti sempre più frequenti nei confronti delle forze dell'ordine.

Ieri gli organizzatori della marcia di oggi hanno cancellato la propria partecipazione proprio perché consapevoli della presenza sempre più numerosa di infiltrati violenti, ma altri gruppi come quello antifascista e antirazzista invece non si sono tirati indietro e sono probabili scontri con i gruppi di estrema destra che scenderanno in piazza a difesa dei monumenti.

Non sono soltanto le statue londinesi ad essere prese di mira. Nella località costiera di Poole, in Dorset, anche la statua del fondatore del movimento degli Scout Robert Baden Powell, simpatizzante nazista, è stata inscatolata dopo che la comunità locale si è rifiutata di rimuoverla come richiesto. E oggetto di attacchi è stata persino l'insegna toponomastica di «Penny Lane», la strada di Liverpool resa immortale dai Beatles. Il movimento antirazzista ha chiesto di cambiare il nome della via sostenendo che è dedicata a un omonimo mercante di schiavi, affermazione smentita dalle autorità cittadine.

Vittima della correttezza politica è anche la serie di culto Fawlty Towers che ha per protagonista l'ex dei Monty Python, John Cleese. La Bbc ha tolto dall'archivio online la puntata «Don't mention the war» a causa di alcune frasi ritenute offensive verso i neri e Netflix l'ha cancellata dalla programmazione. Anche in Belgio rischia la demolizione la statua di Re Leopoldo II, perché sotto il suo Regno il Congo venne depredato.

E in Francia la protesta antirazzista, nel nome di un afroamericano morto per asfissia nel 2016 durante un fermo di polizia divide Marine Le Pen e sua nipote Marion Maréchal. Quest'ultima si è dissociata dalla manifestazione dicendo di non doversi scusare «come bianca per la morte di un afroamericano negli Stati Uniti».

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