La malattia, reale o presunta, di Putin, e le ombre attorno alla sua salute ci permettono di capire cosa distingua un regime democratico da uno che non lo è: e quello russo va senza dubbio collocato nella seconda categoria. La pratica del segreto, soprattutto attorno alla corpo del capo, è un segnale per comprendere lo stato di salute di un Paese. In un sistema democratico la trasparenza sulle condizioni sanitarie di chi è stato scelto è fondamentale: non solo al momento della campagna elettorale ma anche durante l'esercizio del potere. Il cittadino deve sapere quanto, e in quale misura, chi sceglierà o chi ha scelto sia in grado di portare a termine il proprio compito, e ancor più se le eventuali sue cattive condizioni di salute non costituiscano un pericolo per tutti.
Chi parla di privacy non ha idea di cosa significhi ma anche di quale debba essere il compito di un capo democratico; del resto anche per un ad di una grande impresa il discorso è equivalente: mentire agli azionisti sulle proprie condizioni di salute sarebbe gravissimo. Non è sempre stato cosi (le democrazie sono imperfette): basti pensare alla Francia, che tenne celate le condizioni di salute del presidente Pompidou, morto in carica, e anni dopo quelle di Mitterrand. Ma sono ormai passati anni e anche la democrazia monarchica francese si è adeguata. Invece, nei regimi non democratici, il segreto sul corpo del capo è sempre una costante. In parte perché in ogni regime, retto sul mito del capo carismatico, egli si deve sempre presentare come invincibile, immortale persino. Mostrare che il corpo del capo non solo è mortale, ma caduco come quello di tutti i suoi sottoposti, farebbe crollare una parte del mito. In secondo luogo, poiché nei regimi la successione non è mai regolata in modo trasparente e democratico, il segreto sulla malattia, vera e presunta, viene utilizzato dagli avversari interni al regime o semplicemente da quelli che congiurano per sostituirlo.
Il caso di Putin comprende entrambe le varianti, con in più due elementi: uno è la prassi russa del segreto, qualcosa che ricorda gli ultimi anni dell'Urss ma che in realtà il comunismo ereditò dallo zarismo. La seconda è il momento in cui la notizia viene divulgata: durante una guerra feroce scatenata da Putin contro un Paese inerme.
Dove la malattia serve a capire non tanto perché egli l'abbia decisa (Putin ci appare ideologicamente lucidissimo) quanto il sospetto che egli senta di non aver più nulla da perdere e che, come spesso i dittatori, voglia finire, portando con sé la rovina del proprio Paese.
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