L'operatrice: "Un caso già 4 mesi fa, tutti sapevano"

L'accusa: "Bruciò un forno, i rilevatori di fumo non funzionavano". Giallo sui materassi

L'operatrice: "Un caso già 4 mesi fa, tutti sapevano"
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Milano Saranno le analisi degli investigatori dei vigili del fuoco, che sono appena cominciate, a chiarire le cause precise del rogo che due giorni fa ha provocato sei vittime in una Rsa milanese, la Casa dei coniugi. Gli esperti dei pompieri prepareranno una relazione per la Procura, dove l'aggiunto Tiziana Siciliano ha aperto un'inchiesta, per ora contro ignoti, per i reati di incendio colposo, omicidio colposo e lesioni colpose. I vigili del Nucleo investigativo di Roma si sono uniti ai colleghi milanesi e stanno utilizzando anche apparecchiature laser per stabilire com'è andata.

Gli anziani rimasti intossicati, due dei quali in modo grave, sono 81, su un totale di 159. L'ipotesi più probabile è quella di una sigaretta lasciata accesa da una delle due ospiti morte carbonizzate nella stanza 605 della residenza di via dei Cinquecento. Ma le indagini si concentrano soprattutto sull'impianto di rilevazione fumi che era tenuto sotto osservazione dalla stessa Proges di Parma, la cooperativa che gestisce la struttura di proprietà del Comune. Da qualche tempo infatti l'impianto dava problemi, fatto segnalato pure in un cartello esposto all'interno, e per questo erano state date disposizioni perché due tecnici si alternassero nelle ore notturne per controllare.

La rilevazione dei fumi appunto non avrebbe funzionato e non avrebbe subito captato i segnali del rogo, consentendo alle fiamme di propagarsi, anche per la presenza di una sacca di ossigeno nella camera, prima che qualcuno potesse intervenire. Gli accertamenti dei vigili stabiliranno inoltre qual è l'esatto punto di innesco dell'incendio, che sembra essere stato il letto di una delle due ospiti, e la temperatura raggiunta nella camera andata distrutta. Un aspetto centrale è il materiale che compone i materassi. Perciò saranno controllati tutti i letti della Rsa. Il materasso della stanza 605 da cui sarebbero divampate le fiamme si è liquefatto rapidamente, con una velocità di combustione anomala, che lascia perplessi gli inquirenti. Per il resto non era prevista per legge la presenza nella Rsa di uno «splinker», il sistema automatico di estinzione a pioggia, mentre c'erano i componenti antincendio che richiedono l'attuazione manuale e che saranno anch'essi esaminati.

Se il fumo di sigaretta nelle camere fosse prassi tollerata è un altro elemento al vaglio degli investigatori. Come il numero dei dipendenti in servizio quella notte. Ieri Proges ha precisato in una nota che il numero rispettava le disposizioni di legge. Intanto emerge un precedente che alla luce della tragedia assume importanza. «Una volta è successo che il microonde si è bruciato, ma nella cucina il pannello sopra non ha suonato», ha raccontato al Tg1 una operatrice della Rsa. Un pericoloso episodio che si sarebbe verificato quattro mesi fa. In quella occasione fu lei ad accorgersi di quanto stava succedendo nella struttura e a intervenire.

Una tragedia «così profonda che ferisce i famigliari prima di tutto, fa soffrire gli ospiti della casa e preoccupa tutti noi sulle condizioni di sicurezza»: così è intervenuto ieri l'arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, a margine del momento di preghiera organizzato nella Parrocchia San Michele Santa Rita, non lontano dalla Casa dei coniugi. Serve il conforto, continua Delpini, «per i famigliari, serve il conforto per tutti coloro che si sono prodigati per mettere in salvo chi poteva essere salvato, serve il ringraziamento e l'incoraggiamento ai vigili del fuoco».

Infine l'arcivescovo sottolinea che l'accaduto «richiama l'attenzione dei distratti, ma le persone che vivono in città sanno che c'è questa fragilità e molto se ne fanno carico. Penso che anche le istituzioni debbano interessarsi di questo».

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