L'Aventino del Terzo Polo è il bollettino medico sullo stato di salute dell'opposizione. Nel giorno in cui vengono scelti i vicepresidenti di Camera e Senato, il centrodestra trova la quadra, mentre tra gli scranni della minoranza si allarga una frattura già consolidata. Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia eleggono Gianmarco Centinaio in quota Carroccio e Maurizio Gasparri in quota Fi come vicepresidenti del Senato. Alla Camera, la coalizione di centrodestra opta per Giorgio Mulè di Fi e Fabio Rampelli di Fdi. Dall'altro lato della scacchiera, si palesa uno schema preventivabile. Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, che da una parte si attaccano in pubblico e dall'altra stringono patti in privato, concretizzano il piano: escludere renziani e calendiani dalle cariche istituzionali. È un dato che può raccontare qualcosa degli equilibri di questa legislatura, certo, ma anche della composizione delle future alleanze elettorali, per esempio di quelle delle prossime elezioni regionali.
Dal Nazareno pescano Anna Ascani per la vicepresidenza della Camera e Anna Rossomando - una delle dem associate al mistero di chi, tra i senatori Pd, avrebbe votato per Ignazio La Russa pochi giorni fa - per quella del Senato. Giuseppe Conte, per i rispettivi ruoli, sceglie l'ex ministro Sergio Costa e la senatrice Mariolina Castellone. Il Terzo Polo, come annunciato, protesta in via formale e rimarca di voler portare la questione all'attenzione del presidente Sergio Mattarella. E intanto Renzi punta alla presidenza della commissione Vigilanza con Maria Elena Boschi. In Parlamento la partita si sposta sul piano delle repliche e delle contro-repliche. La prima ricostruzione della giornata non torna ai terzo-polisti: «Apprendiamo dalle agenzie che sarebbe in corso una riunione tra Pd, M5S e Terzo polo. Siamo alla fantascienza: non ci hanno mai invitato ad alcun tavolo - fanno presente i capigruppo Matteo Richetti e Raffaella Paita - , non abbiamo ricevuto nessuna richiesta di dialogo altrimenti, come detto pubblicamente , ci saremmo resi disponibili. È l'ennesima conferma che è tutto un bluff e che continua la spartizione di poltrone da parte dei ritrovati alleati. Noi confermiamo che non parteciperemo al voto sulle vicepresidenze delle Camere». A rispondere è il vice di Enrico Letta, Giuseppe Provenzano: «Se non è possibile una moratoria sulle polemiche col Terzo Polo, almeno chiediamo una moratoria sulle invenzioni. A decidere sulle vicepresidenze - annota - non son stati fantomatici accordi per escluderli, ma sono stati gli elettori, perché l'unico criterio utilizzato, come da prassi, è il peso parlamentare». Ettore Rosato, esponente di punta d'Italia viva e del Terzo polo, dichiara al Giornale: «Pd e 5s sulle poltrone sono riusciti a fare l'accordo che non hanno fatto in campagna elettorale. Un accordo arrogante - osserva - e escludendo dalle istituzioni non solo il Terzo polo ma anche i suoi elettori. Hanno dimostrato comunque di essere più interessati ad organizzare l'opposizione che qualificarsi come alternativa di governo». Una curiosità: sui segretari del Senato - altre cariche in lizza ieri -, il Pd ha sbagliato i conti. Pur potendo contare su più voti, i dem hanno eletto un segretario in meno rispetto ai grillini, dimostrando poca furbizia, per così dire, rispetto ai pentastellati. Un dettaglio notato anche da fonti di Azione e Iv che parlano di «arroganza» che ha «portato» a «regalare» parecchio ai grillini. Poi c'è tutto l'elenco degli eletti. Per la Camera, i questori sono: Paolo Trancassini (Fdi), Alessandro Benvenuto (Lega) e Filippo Scerra (M5S), mentre i segretari sono Fabrizio Cecchetti, Chiara Colosimo, Giovanni Donzelli, Riccardo Zucconi, Anna Patriarca, Gilda Sportiello, Roberto Traversi e Chiara Braga. A Palazzo Madama, i questori saranno Gaetano Nastri (Fdi), Antonio De Poli (Udc) e Marco Meloni del Pd. Per garantire la partecipazione del Terzo Polo agli uffici di presidenza, sono stati ventilati in entrambi i rami parlamentari, delle modifiche al regolamento.
La chiosa spetta a Enrico Letta: nonostante il momento del Pd, che riflette sulla leadership del futuro, il segretario pensa comunque a blindare i suoi. Il questore Meloni e la segretaria d'Aula Valente, del resto, sono due fedelissimi lettiani. Rimasti fuori, infine, due fedelissimi del governatore Stefano Bonaccini.
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