L'ultimo KC-767 dell'Aeronautica militare è atterrato ieri all'aeroporto di Ciampino, sede del 31esimo stormo, con a bordo 28 uomini delle Forze speciali italiane, 28 della Jetk, Joint evacuation task force, che da metà agosto è riuscita a riportare in Patria 5011 persone, di cui 4.890 afghani e 4 civili, tra cui tre bambini.
Ad accoglierli tra tutti gli onori il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, il comandante del Covi (Comando operativo di vertice interforze) generale Luciano Portolano, i sottosegretari alla Difesa Stefania Pucciarelli e Giorgio Mulè e i presidenti delle commissioni Difesa di Camera e Senato.
«Competenza e umanità - ha detto loro il ministro - sono le caratteristiche che le Forze armate italiane hanno sempre dimostrato in questi anni di impegno nei teatri operativi, come in Afghanistan». Un impegno che ha visto al vertice delle operazioni, instancabile condottiero, proprio Portolano, che con una sensibilità fuori dal comune non ha tralasciato di rispondere a un messaggio di chi gli chiedeva aiuto, anche nei momenti di reale caos.
Famiglie i cui cari hanno collaborato negli ultimi vent'anni con il contingente italiano in Afghanistan e che hanno tentato in ogni modo di fuggire dall'inferno di Kabul. Molti di loro ci sono riusciti, altri sono rimasti là, chi ucciso nell'ultimo attacco che è stato un colpo al cuore per tutti, altri abbandonati dall'Occidente. Eppure quei militari hanno fatto di tutto, prendendo in braccio bambini, tirando su donne da quel canale pieno di melma che circondava l'aeroporto, rischiando la loro vita per salvarne tante altre.
Dalla Folgore al Tuscania, dagli incursori ai granatieri, fino agli uomini e alle donne dell'Aeronautica, tutti insieme in una collaborazione interforze che ha mostrato come l'Italia sappia mettere insieme il meglio di sé seguendo la trinità «testa-anima-cuore», in situazioni di maggior rischio. Perché è dimostrato che la formula funziona e il successo ne è stato la prova.
Alla fine i numeri parlano chiaro: i voli effettuati in 15 giorni sono stati 90, 50mila sono stati i militari impiegati nel Paese degli aquiloni negli ultimi vent'anni, oltre 53mila le attività di addestramento delle forze di sicurezza afghane. Ma ci sono 53 caduti a pesare sulla coscienza di tutti. Che non saranno dimenticati perché soprattutto per loro oggi sventola un Tricolore sotto cui si può avere l'orgoglio di avere salvato tante vite civili.
«Voglio estendere il mio ringraziamento a tutte le istituzioni nazionali che hanno contribuito alla riuscita di questa operazione - ha detto ancora Guerini, citando il ministero degli Esteri, quello dell'Interno, della Salute, la Protezione civile, la società Aeroporti di Roma, la Croce rossa italiana e alcune Onlus - ma
soprattutto i militari. Sono stati giorni molto difficili che abbiamo vissuto come comunità nazionale di fronte all'epilogo drammatico della presenza militare in Afghanistan». L'orgoglio va, immancabile, a quelle divise.
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