Durante la riunione di oggi a Palazzo Chigi, il Consiglio dei ministri ha varato un decreto legislativo che introduce in Italia "una misura nazionale di contrasto alla povertà". Il provvedimento attua la delega approvata a marzo, rendendo operativo il cosiddetto Reddito d'inclusione (Rei), già in programma da diversi mesi.
Secondo il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, le risorse a disposizione per il Rei sono pari a circa "due miliardi di euro l'anno nei prossimi anni. Il beneficio va da un minimo di 190 euro a un massimo di 485", sottolineando la doppia soglia di accesso: 6 mila euro di reddito Isee e 3 mila euro di reddito equivalente.
La misura appena approvata per la lotta alla povertà, continua Poletti, "si rivolgerà a 660mila famiglie, di cui 560mila con figli minori". La priorità nel riconoscimento del Reddito d'inclusione, ha spiegato, verrà data ai nuclei "con almeno un figlio minorenne o con disabilità anche se maggiorenne, a quelli con una donna in stato di gravidanza o un over 50 in disoccupazione".
Alla conferenza stampa di presentazione del Rei ha partecipato anche il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, secondo il quale "il decreto sulla povertà fa parte di una politica generale del governo che cerca di mettere l'accento sull'inclusione sociale, lo abbiamo fatto anche a livello europeo, con una proposta di strumento di reddito di inclusione. Lo continueremo a fare: ne ho parlato di recente anche con il presidente Macron - ha spiegato il Premier - perché questo tema deve diventare sempre più centrale per l'Ue".
L'approvazione del Rei ricompatta il Pd. Il leader della minoranza interna e ministro della Giustizia Andrea Orlando.
"Oggi il governo ha dato la prima risposta e significativa e concreta alla lotta alla povertà, che in questi anni ha riguardato un numero sempre crescente di famiglie e intaccato e reso precarie le aspettative di giovani e ceto medio", ha dichiarato Orlando.Dopo l'approvazione in Consiglio dei ministri, prima della presentazione in Parlamento il decreto dovrà acquisire i pareri delle commissioni parlamentari competenti.
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