L'sos per 81 studentesse: dovevano venire in Italia. Nuova stretta sulle donne

Fermate a Kabul, sono iscritte alla Sapienza. Il regime: basta classi miste e ragazze in tv e radio

L'sos per 81 studentesse: dovevano venire in Italia. Nuova stretta sulle donne

I talebani hanno vietato le voci femminili in radio e in tv a Kandahar e hanno annunciato la fine delle classi miste all'università, segno della loro intenzione di continuare ad accanirsi sulle donne e a praticare la segregazione. È anche per questo che assume un significato ancora più simbolico la missione che il nostro Paese si prefigge in Afghanistan. Obiettivo: portare in Italia 118 studenti afghani, fra cui ragazze, iscritte all'Università degli studi di Roma «La Sapienza» e che erano sulla lista del Ministero della Difesa per essere trasferite in Italia ma sono rimaste bloccate a Kabul.

Hanno fra i 19 e i 22 anni, provengono quasi tutte dalla capitale e da Herat, la città nel nord-ovest dell'Afghanistan della quale sono originarie anche le calciatrici del Bastan Fc, una delle squadre simbolo di emancipazione femminile in Afghanistan, arrivata al completo venerdì a Fiumicino. Anche loro inseguivano un sogno: studiare in una delle nostre più prestigiose università, dove presto avrebbero iniziato i corsi. «Avevano passato la pre-selezione online - ha spiegato il prorettore dell'ateneo, Bruno Botta - Poi sono andate al consolato per avere il visto e venire in Italia. Ma l'evolversi degli eventi, con gli attentati, ha reso difficile il tutto».

Sono rimaste intrappolate nell'inferno di Kabul, arrivate nella capitale afghana qualche ora prima dell'attacco kamikaze in aeroporto, senza poter avere accesso allo scalo. Ottantuno in tutto le studentesse e con loro circa 9 bambini, che insieme agli studenti maschi portano il totale a 118. Le ragazze, in particolare, rischiano di diventare facile bersaglio degli integralisti islamici, che alla donne hanno già intimato di stare a casa e smettere di lavorare. Gli integralisti hanno giustificato la decisione con «ragioni di sicurezza», ma è evidente che il nuovo Emirato islamico non sarà clemente con le donne. I loro destini restano appesi agli annunci definitivi del nuovo governo talebano, in quel recinto ristrettissimo che i fondamentalisti hanno fatto sapere sarà certamente la sharia.

«Se dovessero tornare indietro rischiano rappresaglie», ha avvertito il prorettore Botta, che ha lanciato l'allarme al Gr1. La notizia ha subito suscitato grande clamore e il prorettore ha fatto sapere di essere stato contattato dalla Farnesina «per stabilire una strategia per portare questi ragazzi e ragazze in Italia». «L'Unità di Crisi - ha spiegato - ci ha rassicurato dicendo che le ragazze e i ragazzi non verranno abbandonati esi cercherà di trovare una via per portarli qui».

In tutto potrebbero essere duecento. «Stiamo lavorando anche per condurre in Italia gli altri 100 che non hanno passato la pre-selezione - insistono dalla Sapienza -. Vogliamo dare anche a loro la possibilità di studiare a Roma. I ministeri stanno tentando ogni via diplomatica per riuscire a condurre in Italia tutto questo gruppo di circa 200 studenti».

Solo ieri il ministro dell'Istruzione pro-tempore dei talebani, Abdul Baqi Haqqani, ha annunciato che ragazze e ragazzi all'università d'ora in poi studieranno in classi separate, in conformità con la legge islamica. Ed è sempre di ieri la notizia che i talebani hanno vietato musica e voci femminili in radio e televisione a Kandahar, dopo aver vietato all'accesso al lavoro a diverse giornaliste.

Come se non bastasse, dopo l'omicidio del comico afghano Khasha Zwan a luglio, nelle scorse ore i talebani hanno anche ucciso un noto cantante folk, Fawad Andarabi, nella Valle di Andarabi, da cui l'artista prendeva il nome. «Portava soltanto gioia alla sua valle e alla sua gente», ha commentato su Twitter l'ex ministro dell'Interno afghano Masoud Andarabi.

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