Trieste Pierluigi Rotta, l'agente scelto colpito per primo nella Questura di Trieste, aveva una fondina in cordura blu, che ha un sistema di blocco in gomma poco efficiente. L'assassino, Alejandro Augusto Stephan Meran, gli ha sfilato fulmineamente la pistola e ha aperto il fuoco a bruciapelo uccidendolo senza pietà. La fondina nuova, in polimero, con un blocco più efficiente per evitare estrazioni non volute, si era rotta accidentalmente. Alla richiesta di sostituzione al magazzino gli avevano dato la versione precedente blu perché non c'erano altre a disposizione.
Il secondo agente ucciso, Matteo Demenego, portava una fondina in polimero, ma ad hoc fatta apposta per lui che era mancino. Il killer dopo avergli sparato non è riuscito ad estrarre la pistola, ma ha strappato a forza la fondina dal cinturone e sparato lo stesso. «Sorgono evidenti dubbi sulla sicurezza delle fondine. E' lecito che un sindacato di polizia si ponga il problema di cosa sia effettivamente successo nell'omicidio dei due colleghi» sottolinea al Giornale, Lorenzo Tamaro, segretario provinciale nel capoluogo giuliano del Sindacato autonomo di polizia.
Il Sap sta conducendo dallo scorso dicembre una battaglia sulle nuove fondine difettose, che si rompono con facilità. E il 2 ottobre, 48 ore prima la tragedia di Trieste, il ministero dell'Interno ha riposto alle «segnalazioni concernenti scarsa qualità» delle fondine rotanti ammettendo che «sono in corso attività di verifica interna volte all'individuazione della migliore soluzione da poter adottare al fine di superare le criticità». Il 14 agosto, all'inizio della crisi di governo, parte l'ultimo allarme scritto del segretario generale del Sap, Stefano Paoloni: «Continuano a pervenire () segnalazioni inerenti fondine che si spaccano a fronte di un utilizzo assolutamente diligente da parte degli operatori». Il sindacato ha pubblicato a più riprese da gennaio le foto delle nuove cosiddette «fondine rotanti», perché la pistola si gira quando l'agente si siede, spezzate inspiegabilmente.
Il Viminale ha accusato il Sap di «sciacallaggio» per avere sollevato le deficienze nel caso del duplice omicidio di Trieste, ma il problema è reale. E collegato alla mattanza come dimostra la ricostruzione dei fatti e le fondine in dotazione agli agenti uccisi. «Il Sap propone la costituzione di una commissione parlamentare ispettiva per verificare lo stato dell'apparto di pubblica sicurezza - spiega Tamaro -. Un atto di trasparenza dovuto sia alle forze dell'ordine, ma anche ai cittadini. La commissione non dovrà occuparsi solo delle fondine più o meno difettose, ma anche del resto della dotazione ed equipaggiamento della polizia». Non solo: le vecchie fondine bianche da dove è facile portare via la pistola vengono ancora utilizzate in servizio di ordine pubblico. Tamaro aggiunge che «quest'ultimo tragico caso dimostra pure la necessità dei giubbotti antiproiettile sotto camicia». Più leggeri rispetto ai tradizionali possono venire indossati per l'intero turno «garantendo operatività e libertà di movimento più ampia rispetto alle protezioni classiche». Forse non sarebbe servito a salvare la vita a Rotta colpito a bruciapelo per primo, ma avrebbe potuto assorbire l'impatto dei proiettili per il secondo agente ucciso.
E sarebbero stati utili ai tre poliziotti della Squadra mobile che hanno affrontato in una sparatoria il killer uscito dalla Questura riuscendo a neutralizzarlo con un colpo all'inguine.
«I sotto camicia non proteggono solo dai proiettili, ma pure dalle coltellate sempre più frequenti», osserva Tamaro. Dal primo giugno al 4 ottobre il Sap ha registrato almeno 186 aggressioni alle forze dell'ordine in tutta Italia.
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