Non era, quella di oggi, una seduta come le altre. Al comitato parlamentare di controllo sull'attuazione di Schengen era infatti attesa l'audizione del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese.
Un'audizione arrivata in un momento molto particolare, contrassegnato dall'impennata degli sbarchi soprattutto a Lampedusa e dagli allarmi circa la possibilità di rivivere un'estate caratterizzata dal continuo flusso di migranti.
È stato lo stesso titolare del Viminale, nel corso del suo intervento, a parlare delle attuali difficoltà: “Appare innegabile che c'è una crescita di partenze dalla Libia – si legge nelle sue dichiarazioni – abbiamo avuto un picco superiore ai 3.500 solo a maggio. Gli arrivi dalla Tunisia sono stati 4.041 nel 2021 mentre 2.145 sono arrivati dalla rotta balcanica”.
Per questo dunque Luciana Lamorgese è in procinto di partire verso Tunisi, dove domani incontrerà assieme al commissario europeo Ylva Johansson le autorità locali. L'obiettivo è arrivare a siglare accordi con gli Stati nordafricani, Libia compresa: “Per l'Italia è essenziale contribuire al processo di stabilizzazione della Libia”, ha proseguito il titolare del Viminale, confermando l'orientamento del governo di andare avanti con il dialogo con Tripoli. Una linea già espressa da Mario Draghi lo scorso 6 aprile, quando il presidente del consiglio si è recato nella capitale libica.
I rapporti con l'Ue
Lo sguardo di Luciana Lamorgese è però proiettato anche verso le istituzioni comunitarie. Il 24 e il 25 maggio prossimi si terrà a Lisbona il consiglio europeo, lì l'Italia cercherà di avere sull'immigrazione quelle risposte che attualmente non ha ricevuto dall'Ue. E quindi via libera sui ricollocamenti e comuni strategie sulle altre questioni più spinose.
Ma le difficoltà non mancano: “È in atto la discussione a livello Ue sul nuovo patto di asilo – ha sottolineato il ministro Lamorgese – non possiamo non tenere conto che da tempo è maturata la consapevolezza che le politiche migratorie richiedono una elaborazione articolata che tiene conto del contesto internazionale”. Tuttavia, come ammesso dal ministro, alcuni passaggi sono ancora da chiarire: “La commissione ha elaborato un pacchetto di misure ampio e diversificato – ha infatti spiegato Lamorgese al comitato parlamentare – ma crediamo che l'attuale formulazione non possa ritenersi soddisfacente per l'Italia”.
A Bruxelles il nostro Paese, per bocca del titolare del Viminale, è intenzionato a chiedere collaborazione su vari punti: dai rimpatri, fino agli aiuti da dare alla Tunisia e ai Paesi da cui si origina il flusso, passando anche per il contrasto ai trafficanti. Obiettivi chiari, ma probabilmente ancora molto lontani: “Ritengo utile un maggior coinvolgimento non soltanto dell'Unione Europea – ha poi concluso sul punto Luciana Lamorgese – ma anche dell'Unhcr, dell'Oim e su questo stiamo lavorando e cercando di organizzare quanto prima un incontro a Roma”.
L'incontro con le Ong
Un passaggio del suo discorso in audizione il ministro l'ha voluto dedicare anche alle Ong, i cui rappresentanti dovrebbero essere ricevuti nei prossimi giorni al Viminale: “Io ho già ricevuto tutte le Ong – ha fatto sapere Lamorgese – non solo la Sea Watch e credo che la prossima settimana le riunirò ancora”. Dichiarazioni che potrebbero suscitare, all'interno della maggioranza, non poche fibrillazioni.
Le Ong intanto sono state ricevute dal presidente del parlamento europeo, David Sassoli: "Oggi ho ascoltato le voci delle Ong che lavorano ogni giorno nel Mediterraneo - ha scritto su Twitter il numero uno dell'europarlamento - La vita umana deve venire prima.
L'Europa deve preparare un'importante iniziativa di salvataggio in mare e una politica di accoglienza comune, degna della sua storia". In poche parole, l'unica risposta dell'Ue all'Italia in questo momento ha riguardato un ulteriore manforte dato alle organizzazioni impegnate anche in queste settimane nel Mediterraneo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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