Lui deciderà il destino dell’Italicum, la moglie promuove il sì al referendum

Marilisa D’Amico, presidente milanese dei comitati per il sì al referendum, è sposata con Nicolò Zanon, il giudice della Corte costituzional che deve accogliere tutti i ricorsi di incostituzionalità sull'Italicum su cui si pronuncerà la Consulta

Lui deciderà il destino dell’Italicum, la moglie promuove il sì al referendum

Che sia conflitto d’interessi oppure no è singolare che il presidente dei comitati milanesi per il sì al referendum costituzionale sia la moglie del giudice incaricato di istruire la pratica su tutti gli "atti di promovimento" presentati contro l'Italicum.

In pratica, secondo quanto riferisce Affaritaliani.it, Marilisa D’Amico, ex consigliera comunale del Pd, è sposata con Nicolò Zanon, il giudice della Corte costituzionale, scelto da Napolitano nel 2014, che deve accogliere tutti i ricorsi di incostituzionalità sulla legge elettorale su cui la Consulta dovrà pronunciarsi il 4 ottobre prossimo. Anche se non è escluso che la Corte Costituzionale dia il suo parere dopo il referendum che, salvo sorprese, dovrebbe tenersi il 4 dicembre. L’Italicum e la riforma costituzionale sono legati a doppio filo e, anche eventuali modifiche sulla legge elettorale, dipendono da ciò che dirà la Corte. Ecco perché il ruolo di Zanon risulta così determinante e scelta di Marilisa D’Amico fa discutere il Pd milanese. Il marito, infatti, è anche colui che sostenne l’incostituzionalità della legge Severino e firmò un appello per il sì al lodo Alfano, poi bocciato dalla Consulta. Zanon fu anche uno dei saggi voluti da Napolitano nella commissione, istituita durante il governo Letta, con lo scopo di stilare una bozza di riforma costituzionale.

La D’Amico ha voluto subito precisare ad Affaritaliani di non essere stata nominata presidente dei comitati per il sì ma la giornalista Paola Bacchiddu, autrice dell’articolo, nella sua controreplica, ha citato vari articoli in cui l’esponente dem è stata presentata con quella qualifica.

“Quale sarebbe il “conflitto di interesse”? Quali gli interessi in conflitto?”, si chiede poi la D’Amico che contesta anche l’appellativo di “moglie”, “informazione peraltro vera, ma, come dirò, qui non rilevante”, accusando, dunque, la Bacchiddu di sessismo. Accusa che la giornalista respinge al mittente.

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