Archiviato temporaneamente il «pericolo fascista» (pronto a tornare alla ribalta in vista delle europee), la sinistra ha individuato un nuovo nemico contro cui scagliarsi: i negazionisti climatici, un'etichetta da affibbiare a chiunque non sia d'accordo con eco follie e toni apocalittici sul clima.
In questi giorni di caldo l'utilizzo dell'espressione è in grande voga e viene usata contro politici e figure di centrodestra che si dimostrano perplesse su un uso eccessivo di toni allarmistici e da fine del mondo. Proprio di questi tempi cinque anni fa Greta Thunberg scriveva «un importante scienziato del clima avverte che il cambiamento climatico spazzerà via l'intera umanità se non smetteremo di usare i combustibili fossili nei prossimi cinque anni». Resasi conto che era troppo anche per lei, l'attivista svedese ha poi cancellato il tweet ma non la sostanza della sua affermazione che testimonia un utilizzo di toni spesso volti a terrorizzare le persone.
Non è una novità il carattere dogmatico assunto dall'ambientalismo ideologico i cui dettami non possono essere messi in discussione ma l'utilizzo del termine «negazionista» è un pericoloso salto di qualità. Tacciare un commentatore o un politico di «negazionismo climatico» (anche se non ha mai messo in discussione il cambiamento climatico) è un modo per cercare di emarginarlo dal dibattito e screditare le sue opinioni. Al tempo stesso si svilisce il reale significato di un termine che ha un valore importante e veniva utilizzato nei confronti di chi negava l'esistenza di crimini e orrori avvenuti nel corso della storia.
Si tratta di un modus operandi ormai noto e utilizzato con sempre più frequenza, dall'immigrazione (se sostieni che esiste un problema con l'immigrazione irregolare, diventi razzista) ai temi etici (se chiedi politiche per la famiglia e la natalià, diventi
omofobo). Il risultato non è solo quello di polarizzare il dibattito ma compiere un ulteriore passaggio: attribuire patenti su chi abbia o meno diritto di esprimere le proprie opinioni. Il contrario della libertà di parola.
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