L'ultima crociata Pd: legge anti-Musk

Banda larga, due emendamenti dei dem al ddl Concorrenza per fermare Starlink

L'ultima crociata Pd: legge anti-Musk
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Un tempo avevano smaccate fascinazioni No Tav. Molti tra i sedicenti dem, che in Aula si professano contro ogni forma di violenza, sotto sotto facevano il tifo per centri sociali, antagonisti e no global che, appuntamento fisso ogni mese, marciavano in Val di Susa di giorno e aggredivano i poliziotti con sassaiole, bombe carta e bastoni di notte. Passato l'innamoramento per i rivoltosi che si opponevano all'alta velocità, certa sinistra si è subito accodata ad altre retrograde proteste del popolo del no contro le grandi opere. E così c'è stato (in ordine sparso) l'innamoramento per i No Triv (contro le trivelle), l'infatuazione per i No Tap (contro il gasdotto pugliese), il sostegno ai No Muos (senza forse nemmeno sapere cosa sia il Muos, acronimo inglese che identifica i sistemi di comunicazioni satellitari ad alta frequenza). E poi, manco a dirlo, il supporto (in piazza e in Parlamento) ai No Ponte che, da quando Matteo Salvini è al ministero delle Infrastrutture, non passano un solo giorno senza criticare l'opera sullo stretto di Messina.

Non deve quindi stupire se ora da No Tav si sono tutti riciclati No Musk. Che, attenzione, non vanno confusi con quelli che in piena pandemia si rifiutavano di indossare la mascherina. Ora, non si sa bene se perché da tempo in sintonia con Giorgia Meloni o se perché Donald Trump se lo porterà con sé alla Casa Bianca in qualità di potentissimo Doge, sta di fatto che Elon Musk è ormai uno dei personaggi più invisi, se non addirittura il più inviso sulla faccia della Terra, alla sinistra nostrana che l'indomani della sconfitta di Kamala Harris ha preso armi e bagagli e, abbandonato X, ha traslocato su Bluesky. Forma di protesta molto meno impegnativa del «se vince la Meloni, lascio l'Italia» lanciata prima delle elezioni del 2022 e poi naufragata (per ovvie ragioni) in un nulla di fatto.

E così dev'essere successo che, non paghi della campagna di auto-esilio da X, nel Pd sia maturata la balzana idea di infilare due assurdi emendamenti al ddl Concorrenza già ribattezzati emendamenti anti-Musk. A presentarli sono stati i senatori Antonio Nicita e Lorenzo Basso. Il primo vieta a chi controlla «piattaforme online oggetto della regolazione del Digital Services Act» (come Musk con X, ndr) di «offrire servizi di connettività all'ingrosso e al dettaglio, inclusa quella satellitare, sul territorio italiano». Il secondo, invece, esclude «la tecnologia satellitare di soggetti terzi dall'accesso alle risorse Pnrr già oggetto di gara e assegnate agli operatori di telecomunicazione». Nel mirino c'è Starlink che potrebbe fornire all'Italia servizi di internet veloce alternativi alla banda larga.

Ovviamente l'intemerata dem non avrà alcun seguito a Palazzo Madama né da nessun'altra parte e finirà laddove è giusto che finisca, ovvero tra la carta straccia. Tuttavia la dice lunga sia sull'antipatia che il Pd nutre nei confronti di Mister Tesla sia su come questa sinistra, pur di inseguire le proprie battaglie ideologiche, sia disposta a portarle avanti ipotecando il futuro del Paese.

A inquadrarli molto bene ci è riuscito il braccio destro di Musk in Italia, Andrea Stroppa.

«Dopo aver elargito miliardi di euro degli italiani ad alcune aziende del settore che hanno tradito ogni impegno e dove gli operai guadagnavano mille euro e i manager milioni di euro ha scritto in un post sui social ora eseguono un nuovo ordine: abbattere Starlink. Chiedetevi perché il 50% non vota più».

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