L'ultima rivincita di De Lorenzo

Riassegnato il vitalizio all'ex ministro della Sanità, bersaglio della gogna anticasta

L'ultima rivincita di De Lorenzo
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Tutti a scrivere (già ieri, sul web) che il liberale 87enne Francesco De Lorenzo è solo un banale condannato dei tempi di Tangentopoli e che, ora, gli restituiranno il vitalizio da parlamentare perché «riabilitato», coi grillini che in ufficio di presidenza della Camera hanno votato a favore: anche se poi, ieri sera, in preda a labirintite politica, hanno detto ridicolmente che si erano sbagliati, «riconosciamo l'errore politico» ergo «ci batteremo per una modifica». Non sanno neanche che cosa votano.

Dicono: condannato. L'ex ministro della sanità è ancora vivo nonostante sia stato il più grande perseguitato di Tangentopoli, secondo solo a Bettino Craxi: dicono «condannato» (vedremo come) ma lo accusarono d'aver rovinato la vista degli italiani per aver permesso la vendita di occhiali premontati per i presbiti: assolto. Lo accusarono d'aver introdotto la Coca-Cola Light, ritenuta dannosa: prosciolto. Lo accusarono perché aveva autorizzato la circolazione del farmaco Ketodol: prosciolto. Lo accusarono di voto di scambio e cercarono di sequestrare il suo archivio elettorale: assolto. Lo accusarono per lo scandalo della nettezza urbana a Napoli: assolto. Lo accusarono, solo a mezzo stampa, per trasfusioni con sangue infetto: non fu neppure mai indagato. Fu prosciolto anche per varie accuse d'aver aumentato il prezzo dei farmaci «sulla pelle dei malati», e così pure per un'incredibile inchiesta milanese volta ad accertare illeciti contenuti nella sua legge del 1991 per la vaccinazione contro l'epatite. De Lorenzo, all'inizio del 2000, non ricordava se i processi subiti fossero «45 o 46».

Ergo: «condannato» per che cosa? La decisione della Camera di negare il suo arresto spinse Oscar Luigi Scalfaro a queste parole: «Se gli adempimenti fossero stati completati, vi giuro che la giornata sarebbe finita con lo scioglimento delle Camere». Quando si insedierà il nuovo Parlamento, nel 1994, anche questo Giornale titolò a tutta pagina: «Da oggi De Lorenzo può essere arrestato». La Voce scrisse maliziosamente: «De Lorenzo è volato a Londra, non si sa bene per quale motivo». Il motivo era un cancro al colon. La trasferta era per curarsi.

Fu arrestato a furor di popolo il 12 maggio 1994, ma risulterà l'unico galeotto tra i 107 imputati dell'inchiesta che lo riguardava: infatti, solo due giorni prima della scadenza dei termini di custodia cautelare, la sua posizione era stata stralciata da quella degli altri 107 coimputati e verrà rinviato a giudizio solo lui. Avrebbe dovuto subire il processo restando in carcere (solo lui) e se non accadde, se vi rimase solo sette mesi, fu per la necessità di asportare il tumore che lo stava uccidendo; ma il professor Mario Del Vecchio, che aveva vergato un certificato di incompatibilità carceraria, fu messo anche lui sotto inchiesta, anche se poi fu prosciolto. Quando De Lorenzo presentò un'istanza per andare a Londra per farsi curare, la richiesta fu respinta: «Non viene indicata la gravità della malattia». Un collegio di periti accerterà l'esistenza del cancro solo il 18 agosto: e solo il 30, perdendo altro tempo, giungerà il via libera per le cure.

La condanna, dicevamo. Fu condannato per finanziamento illecito, ma «tutte le somme», precisava la sentenza, «finivano nelle casse del Partito liberale». Venne condannato per associazione per delinquere in concorso coi citati 107 coimputati, i quali, per lo stesso reato, furono assolti. Un caso unico: i coimputati, infatti, furono giudicati dopo la riforma dell'articolo 513 che in precedenza consentiva a un accusatore di sottrarsi al confronto con l'accusato; nel caso di De Lorenzo, invece, gli accusatori verbalizzarono la loro deposizione in fase preliminare ma in aula si avvalsero della facoltà di non rispondere, il che bastò per condannare solo lui. La sentenza passò in giudicato nel 2001. Dopo la guarigione dal cancro si dedicò al volontariato nel settore oncologico. Una seconda condanna (2012) prevedeva solo un risarcimento di5 milioni di euro: per essa, nel 2015, fu revocato il vitalizio.

De Lorenzo ha fatto ricorso e ha spiegato d'aver già risarcito le associazioni private e il ministero della Salute: dev'esser stato vero, visto che l'anno scorso la Cassazione gli ha dato ragione. Ecco: contro quest'uomo di 87 anni, eccellente ministro della Sanità (ripetiamo: eccellente) quattro scappati di casa grillini ora dicono che hanno sbagliato, e che perciò torneranno a perseguitarlo.

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