Joe Biden dà il via alla campagna per le elezioni di metà mandato dalla Georgia, dove ieri è volato per rilanciare le leggi sui diritti di voto e sfidare i repubblicani in Senato. «Siamo di fronte al più grande test per la nostra democrazia dai tempi della Guerra Civile e io fermerò il grave attacco sferrato contro il diritto di voto in America», ha detto il presidente dal palco dell'Atlanta University Center, il più antico consorzio di college afroamericani degli Usa. Biden ha preso una posizione netta appoggiando la discussa riforma delle regole di voto nella Camera Alta: il suo piano è, se serve, cambiare le procedure per evitare che le due proposte di legge presentate da tempo per proteggere il più importante dei diritti costituzionali vengano definitivamente affossate dall'ostruzionismo dei repubblicani. La modifica riguarda il filibustering, procedura politica con cui uno o più membri del Congresso discutono a oltranza una proposta di legge con l'unico scopo di ritardarne l'approvazione, e che di fatto ora sta bloccando alcune iniziative democratiche a Capitol Hill. «Il Paese è a un punto di svolta - ha affermato Biden -. Sceglieremo la democrazia sull'autocrazia, la legge sulle tenebre, la giustizia sull'ingiustizia? Io so da che parte stare, non cederò, difenderò il vostro diritto e la nostra democrazia». In Georgia (la cui amministrazione repubblicana è stata tra le prime a varare un giro di vite sulle norme elettorali, penalizzando soprattutto le minoranze e le fasce più deboli della popolazione) il Comandante in Capo e la sua vice Kamala Harris hanno reso omaggio alle storiche battaglie per i diritti civili degli afroamericani visitando la chiesa battista di Ebenezer e deponendo una corona di fiori nella cripta del reverendo Martin Luther King Jr. «Stiamo cambiando marcia e andando dritti nel ventre della bestia, nel ground zero per la soppressione e l'ostruzionismo degli elettori», ha sottolineato il consigliere della Casa Bianca Cedric Richmond. La prima delle due leggi federali introdotte dai Dem e su cui presto si dovrebbe pronunciare il Congresso è il Freedom to Vote Act, teso a vanificare gli sforzi dei singoli stati per limitare l'esercizio del diritto di voto (nell'ultimo anno almeno 19 di quelli a guida repubblicana hanno varato provvedimenti restrittivi, limitando il voto per posta o rendendo più difficile l'accesso ai seggi). L'altra è il John Lewis Voting Rights Advancement Act, con cui si vogliono ripristinare alcune fondamentali norme anti-discriminazione contenute nello storico Voting Rights Act del 1965, ma poi abolite dalla Corte Suprema nel 2013. Nonostante la rinnovata spinta del presidente, però, rimangono numerosi ostacoli a causa dei democratici moderati al Senato (almeno due) non ancora disposti ad apportare modifiche alle regole sull'ostruzionismo, e dei critici della sinistra liberal che lo accusano di aver fatto troppo poco. Non è comunque la prima volta che Biden chiede al Congresso di approvare una legislazione sui diritti di voto: lo scorso giugno in Oklahoma in occasione dell'anniversario del massacro di Tulsa ha promesso di combattere contro l'approvazione delle restrizioni elettorali da parte degli stati a guida repubblicana.
E un mese dopo ha tenuto un discorso al National Constitution Center di Filadelfia in cui ha dichiarato che «l'assalto di Jim Crow del 21° secolo è reale», facendo riferimento alle leggi locali e statali emanate tra il 1877 e il 1964 che di fatto servirono a creare e mantenere la segregazione razziale in tutti i servizi pubblici.
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