Ogni rosa, «non» ha le sue spine. Sembra che a quelle prese a calci da Blanco sul palco dell'Ariston fossero state tolte tutte: una ad una. C'è infatti una fiorista «complottista» (in altri ambiti sarebbe una di quelli che hanno sempre sostenuto la distruzione delle Torri Gemelle per mano degli Stati Uniti o di quelli fermamente convinti che il Covid non sia mai esistito) che in merito alla sceneggiata del cantante al Festival di Sanremo, ha insinuato a Striscia la Notizia: «Abbiamo fatto anche le prove e alle rose sono state tolte le spine». È esattamente questo il punto: la Rai sapeva o non sapeva di quel «fuori programma», di quei cinque minuti di distruttiva, cafonissima follia? In ogni caso sono stati i cinque minuti più sbagliati della storia del ventenne bresciano. Perché Blanco è stato indagato dalla Procura di Imperia con l'accusa di danneggiamento. Il che è comico. Ma il procuratore di Imperia, Alberto Lari ha detto: «Il reato è configurabile perché la Rai non sapeva».
E l'Agcom ha posto il caso all'ordine del giorno del Consiglio di mercoledì prossimo. Saranno esaminati sia le possibili violazioni normative legate alla pubblicità occulta di profili social su Instagram, che le violazioni della normativa sulla tutela dei minori per i casi di Blanco, Rosa Chemical e Fedez. Riccardo Fabbriconi (il vero nome di Blanco), è stato sicuramente fuori luogo ma lo è anche un Paese che distrae le sue Procure su faccende come queste. E invece è stato accolto l'esposto del Codacons. A niente è servito che dopo la sceneggiata da bamboccio, Blanco si sia cosparso il capo di cenere, si sia scusato sui social e dal vivo, abbia pianto, più frignato che pianto, si sia messo in punizione dietro la lavagna e per il resto del Festival si sia afflosciato come un automa in ricarica. La mannaia della giustizia si è abbattuta comunque. Il che, francamente, è comico. Di nuovo. Blanco era stato invitato per presentare il nuovo singolo L'Isola delle rose, ma a un certo punto dell'esibizione, dopo la mezzanotte, ha cominciato a dare in escandescenze sferrando calci alla composizione floreale: più che cantare l'Isola ha distrutto il tappeto. C'era un che di irreale e fastidioso in quella scena. Il grottesco quando non ha grazia: un coniglio gigante in salotto, un ragioniere travestito da donna di martedì grasso. «Non sentivo in cuffia, non potevo cantare» ha spiegato l'artista nel tentativo di giustificarsi. «Ma almeno mi sono divertito, la musica è anche questo». Lui si sarà divertito. Il pubblico era schifato, Amadeus e Gianni Morandi attoniti e di sicuro non è andata in visibilio la nutritissima squadra di addetti che, armata di scoponi, è salita sul palco per ripulire il disastro a tutta velocità. All'indomani dell'accaduto, il Codacons aveva formalizzato un esposto. «Blanco sarà chiamato a risarcire i danni prodotti alla Rai e a rispondere del reato di danneggiamento» spiegava l'associazione. «Oltre all'aspetto penale e alla volgarità del gesto, la distruzione ha prodotto un danno economico ai cittadini: la scenografia dell'Ariston è pagata dagli utenti che finanziano la Rai attraverso il canone, e il danneggiamento a vasi e fiori ha determinato uno spreco di soldi pubblici che ora l'artista dovrà risarcire».
Ed è qui che torna in ballo il grottesco. Al netto della cafonaggine gratuita e del messaggio arrogante involontariamente (?) veicolato (proprio quest'anno che il Festival lo hanno visto anche i giovani...).
Ma mettere di mezzo le Procure per i vasi rotti e i fiori calciati, appellarsi ai soldi dei contribuenti e al canone quando il Festival non ha mai fatto tanti ascolti come quest'anno (con tutto ciò che ne consegue in termini di introiti pubblicitari), è veramente comico. Degno di un Paese che merita di farsele cantare da Blanco.
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