Messo ormai con le spalle al muro, Giuseppe Conte è pronto a giocarsi il tutto per tutto per non perdere la partita a scacchi con Matteo Renzi. Il futuro del premier si deciderà tra lunedì e martedì. Due giornate di fuoco che potrebbero segnare i titoli di coda del presidente del Consiglio oppure il suo riscatto.
La fiducia in Parlamento
Cerchiamo di capire come si strutturerà la road map di Conte. Innanzitutto: il premier passerà attraverso il Parlamento. Le sue comunicazioni avranno "carattere fiduciario". Si comincerà lunedì 18 gennaio con le comunicazioni in Aula alla Camera. L'orario, al momento, non è ancora stato stabilito. Certo è che, al termine del dibattito, seguirà una votazione che si svolgerà con le modalità del voto di fiducia, con chiama per appello nominale.
In tutto, alla Camera, tra comunicazioni del premier, dibattito e votazione, occorreranno circa 6-7 ore, comprese le pause per la sanificazione dell'Aula. Resta da capire se sarà possibile svolgere le comunicazioni nella sola giornata di lunedì anche a palazzo Madama. In caso contrario, Conte si recherà al Senato martedì. Ed è questa l'ipotesi più probabile. Dunque: lunedì alla Camera, martedì al Senato.
L'attesa di Mattarella
Nel frattempo, Sergio Mattarella resta in attesa. Conte è salito anche oggi al Quirinale, questa volta per annunciare di voler assumere l'interim del ministero dell'Agricoltura e per anticipare che avrebbe chiesto di rendere comunicazioni alle Camere e di voler avere su quelle un voto di fiducia. Ieri, invece, il premier aveva annunciato al Presidente di voler cercare un estremo appeasement con Matteo Renzi, ma il tentativo è naufragato sul nascere.
Ecco perché oggi Conte è dovuto tornare al Colle per riferire le novità al Capo dello Stato. Dopo ore di contatti con i partiti di maggioranza, il premier ha deciso di non dimettersi e di voler cercare un chiarimento in Parlamento. Il Presidente Mattarella si è limitato a "prendere atto", perchè in questa fase - ha sottolineato l'Agi - il suo ruolo non è di entrare in gioco ma di attendere le decisioni del governo, dei partiti e del Parlamento. Il mantra di Mattarella è chiaro: "Bisogna uscire velocemente dall'incertezza".
Bivio decisivo
Se, dopo il passaggio in Parlamento, il governo ottenesse la fiducia, l'esperienza dell'esecutivo non potrebbe che proseguire. A quel punto, molto probabilmente, l'operazione di dar vita a un nuovo gruppo di sostegno alla maggioranza potrebbe avvenire immediatamente all'indomani del via libera delle Camere a Conte. Il premier dunque si presenterà alle Camere per delle comunicazioni definite nel comunicato del Quirinale un "indispensabile chiarimento politico".
Se al termine del dibattito capirà di avere i voti necessari attenderà l'esito delle votazioni, se invece capisse che i voti non sono sufficienti si aprirebbe davanti a lui un bivio, dal punto di vista procedurale. Potrebbe andare comunque alla conta oppure chiedere la sospensione della fiducia per salire al Colle dimissionario. Se Conte venisse battuto in aula si dovrebbe dimettere e di fatto uscirebbe di scena. A quel punto Sergio Mattarella, a crisi conclamata, entrerebbe in scena convocando le consultazioni.
Se Conte salisse al Colle dimissionario senza aver fatto svolgere il voto, Mattarella gli chiederebbe probabilmente di proseguire per il disbrigo degli affari correnti e convocherebbe anche in questo caso le consultazioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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