Lavoratori italiani? Non pervenuti: aprite le frontiere. Il click day dello scorso 27 marzo per raccogliere le domande di ingresso di stranieri da parte dei datori di lavoro si è chiuso con un overbooking. Rispetto alla quota di ingressi prevista dal Decreto flussi 2022, fissata a 82.705, sono arrivate oltre 252mila istanze. Tre per ogni «posto» disponibile, con questi ultimi già esauriti cinque minuti dopo il via, quando il sistema informativo del Viminale aveva già registrato 78mila domande. La maggior parte di queste, 6 su dieci, riguardano il lavoro stagionale, mentre la quota di istanze per lavoro subordinato non stagionale è pari al 38 per cento del totale.
Ma a colpire di più è l'origine geografica delle istanze. Arriva dalla Campania il 43,5 per cento dei click sul portale, per un totale di 109.716 domande presentate. Una cifra monstre, superiore alle sei regioni che seguono in classifica, che sommate insieme (Lazio 20.879, Veneto 20.661, Puglia 17.830, Lombardia 15.790, Sicilia 15.147 ed Emilia Romagna 11.656) toccano quota 101mila. Quasi tutte le domande campane provengono dalle province di Napoli (68.034), Salerno (19.837) e Caserta (17.828), ai primi posti della relativa classifica che vede al quarto posto, ben staccata, Roma, con 10.473 domande.
Stando alle cifre, sembra che nella regione regina del Rdc per trovare lavoratori l'unica via sia guardare oltreconfine. Ma sul punto c'è un altro dato che merita una riflessione. Per la prima volta il decreto flussi 2022 ha reso operativo un controllo (già previsto dal testo unico sull'immigrazione, ma mai regolamentato) che prevede che le richieste di nulla osta all'ingresso di stranieri siano precedute dalla verifica presso i centri per l'impiego dell'indisponibilità di lavoratori presenti in Italia: quei posti di lavoro vanno quindi offerti per primi a chi percepisce Naspi o, appunto, Rdc. E la Campania, come detto, al 2022 contava il 20,7 per cento del totale nazionale di percettori di Rdc.
Insomma, le quasi 110mila domande arrivate dalla Campania hanno visto i datori di lavoro che le hanno presentate bussare prima alla porta dei locali centri per l'impiego, chiedendo la disponibilità di lavoratori italiani o già presenti in Italia, prima di poter procede, dopo 15 giorni senza positivi riscontri, alla presentazione delle domande di nulla osta e alla partecipazione al click day del decreto flussi. Richiesta obbligatoria. Ma vana. Perché a guardare i numeri, pare che il «controllo» introdotto dall'ultimo decreto flussi non abbia raccolto affatto manodopera tra i percettori di reddito di cittadinanza, soprattutto in Campania dove pure abbondano. Col risultato che la discussa forma di sostegno al reddito si ritroverebbe responsabile anche del numero incredibile di richieste targate Napoli, Salerno e Caserta nell'ultimo decreto flussi.
Per un verso, niente di nuovo: da tempo i critici della misura osservano come disincentivi i percettori a lavorare, o a lavorare regolarmente, spingendo a un aumento del lavoro nero. Ma va anche detto che il sistema ha le sue colpe.
Le offerte preventive «propedeutiche» al decreto flussi sarebbero mere disponibilità, pubblicate dai centri per l'impiego sui propri siti web e a libera adesione, non le cosiddette «offerte congrue» presentate personalmente al percettore del sussidio e che comportano conseguenze in caso di rifiuto. Dunque, non essendo personali, se chi prende il Rdc le ignora non va incontro al rischio di perdere l'aiuto economico.
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