L'ultimo schiaffo di Putin: "Zelensky non è legittimo"

Il discorso di fine anno del presidente russo e le stoccate al nemico. "Pronti all'accordo ma con un leader eletto". E poi la sfida agli Usa

L'ultimo schiaffo di Putin: "Zelensky non è legittimo"
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«Negli ultimi tre anni ho cominciato a scherzare e a ridere di meno. Nessuno vorrebbe le guerre, ma l'operazione speciale era necessaria. La situazione nel conflitto in Ucraina sta cambiando drasticamente e la Russia si avvicina al raggiungimento dei suoi obiettivi prioritari». Vladimir Putin apre la conferenza stampa di fine anno con un piglio diverso rispetto al passato. Non sembra più animato da quella fame di conquista che gli si leggeva negli occhi.

Lo zar di Mosca appare in alcuni frangenti stanco, più riflessivo, con qualche stoccata qua e là che comunque fa parte del personaggio. Le principali domande non potevano che riguardare la guerra in Ucraina, e il presidente ha messo a fuoco quelle che sembrano essere le sue priorità: «Noi siamo pronti ai negoziati, ma abbiamo bisogno che gli ucraini siano disposti a fare altrettanto. La politica è l'arte del compromesso e i negoziati sono un compromesso».

Putin non si sposta di una virgola dalla bozza di Istanbul, discussa e bocciata nel marzo del 2022 tra negoziatori che rischiarono persino la vita per avvelenamento. Ne sanno qualcosa l'oligarca Roman Abramovich, così come il suo interprete e due funzionari ucraini. La bozza, lo ricordiamo, prevede che la Crimea venga esclusa dall'intesa, rimanendo alla Russia. Rimandati invece a futuri colloqui tra i due presidenti le questioni dei confini e del Donbass. Sull'argomento si è detto disponibile a parlare con Trump, «che per inciso non sento da oltre quattro anni», cosi come ha ribadito che le porte del Cremlino sono aperte anche per Keith Kellogg, il consulente speciale per la Casa Bianca sul conflitto ucraino.

La prima stoccata l'ha riservata a Volodymyr Zelensky, ricordando che «la Russia è pronta a firmare accordi di pace con qualsiasi autorità legittima in Ucraina, persino con lui, ma le attuali autorità di Kiev non lo sono. Se ci saranno elezioni, se qualcuno diventerà legittimo, allora ci metteremo attorno a un tavolo. Purtroppo al momento il Parlamento ucraino e il presidente della Rada non sono conformi alla legge». Un chiaro riferimento al fatto che le elezioni parlamentari si sarebbero dovute tenere nell'ottobre del 2023, mentre le presidenziali avrebbero dovuto essere programmate per la primavera di quest'anno. Tuttavia Kiev ha più volte ricordato che la Costituzione vieta lo svolgimento di elezioni sotto la legge marziale, promulgata dopo l'invasione su vasta scala.

La seconda stoccata Putin l'ha riservata agli Stati Uniti, sfidandoli a un duello tecnologico relativo al nuovo missile balistico ipersonico Oreshnik, per dimostrare che non può essere abbattuto dalle difese aeree occidentali: «Possono designare un obiettivo a Kiev, e vedere se riescono a neutralizzarlo. Vorremmo veramente fare questo esperimento», ha affermato, aggiungendo che il vettore possiede una gittata di 5.500 chilometri.

Sul ribaltone avvenuto in Siria ha dichiarato di non avere ancora incontrato l'ex presidente Bashar al Assad, che si è rifugiato a Mosca, ma che lo farà nei prossimi giorni. «La Russia sta evacuando circa 4mila combattenti iraniani da Damasco su loro richiesta - ha ricordato, auspicando - pace, tranquillità e il mantenimento dei rapporti con tutte le parti. La Russia ha in linea di massima raggiunto i suoi obiettivi in Siria».

Per quanto riguarda l'uccisione in un attentato a Mosca del generale Igor Kirillov e di un suo assistente, Putin ha detto che è stato il risultato di «gravi errori» dei servizi speciali.

«Quello che è avvenuto dimostra che le nostre forze dell'ordine e d'intelligence devono migliorare». Messaggio rivolto ad Alexander Bortnikov, capo dell'Fsb, la polizia segreta interna, che potrebbe essere rimosso a breve.

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