Ormai per entrare usano ogni mezzo, anche quello di fingersi turisti con cappello di paglia, barboncino al guinzaglio e occhiali da sole. I migranti tunisini, t-shirt e sigaretta in bocca, in 11 sopra un barchino, sono sbarcati a Lampedusa vestiti da vacanzieri nella speranza di eludere i controlli ed entrare in Italia, per poi fuggire e dileguarsi, liberi di girovagare per la Penisola indisturbati, tanto i rimpatri sono bloccati a causa dell'emergenza Covid.
Da gennaio a ieri i clandestini approdati sulle coste del Sud Italia, stando ai dati del Viminale, sono 12.533, contro i 3.599 dello stesso periodo dello scorso anno, quando l'ex ministro dell'Interno, Matteo Salvini, faceva di tutto per non farli entrare. Un numero ormai molto simile a quelli raggiunti nei periodi dei governi Renzi e Gentiloni, che siglarono l'invasione.
Pur di entrare gli immigrati, quasi tutti tunisini e certamente non fuggitivi da un Paese in guerra, adottano ogni espediente. Pensare che è ancora in vigore il decreto governativo che rende i porti italiani non sicuri a causa della pandemia e che ancora, nonostante l'esecutivo voglia far credere il contrario, sono vigenti gli accordi tra Italia e Tunisia siglati nel 2011 dall'allora governo Berlusconi e che se fossero rispettati imporrebbero al Paese nord africano di vigilare sulle partenze.
I turisti tunisini sbarcati hanno motivato l'arrivo in stile vacanziero chiarendo ai soccorritori che il piccolo gruppo di connazionali ha avuto «l'idea di comprare una barca e a questo scopo ognuno ha messo del denaro, non molto», quanto bastava per acquistare il barchino «e affrontare il viaggio». La proprietaria del cane ha aggiunto: «Conosco l'Italia da 15 anni, ci ho vissuto, ma ho deciso di tornare qui, in questo modo, perché nel mio Paese non si può stare. Voglio ricominciare, trovare un lavoro». Forse attirata dalle promesse del ministro Teresa Bellanova, che in passato ha parlato di «regolarizzazione», almeno per coloro che lavorano nei campi, la signora pare essersi preoccupata poco della quarantena che dovrà fare. Nel corso di poche settimane, questo è certo, sono sbarcate oltre 5mila persone, molte delle quali poi fuggite da Porto Empedocle e Caltanisetta. Intanto a Lampedusa la scorsa notte sono arrivate 130 persone e poi 66 tunisini sono giunti in giornata a bordo di 3 diversi barchini. Il vero problema, però, resta il rischio contagi. Nell'hotspot di Pozzallo sono state trovate 10 persone positive al tampone fatto su 53 soggetti. Ma molti di più potrebbero essere i malati. E ora si vigila per evitare che possano fuggire e costituire un pericolo per la popolazione, con le forze dell'ordine allo stremo.
Intanto la Regione Calabria rende noto che a ieri «sono stati effettuati 115.672 tamponi. Le persone risultate positive al Coronavirus sono 1.252 (+5 rispetto a ieri), quelle negative sono 114.420». E si prosegue: «L'incremento dei contagi è da correlarsi ai 5 positivi rilevati tra i migranti sbarcati a Crotone il 25 luglio». Insomma, che i clandestini stiano facendo aumentare il numero dei malati, nel silenzio assoluto del governo, è ormai appurato.
Ma c'è un altro punto che sorprende. Il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, avverte in un'intervista all'Adnkronos che «flussi migratori provenienti in questi giorni dalla Tunisia creano seri problemi di ordine pubblico, aggravati dalla pandemia in atto, che mettono a dura prova le forze dell'ordine».
Per lui servirebbero «degli accordi politici internazionali bilaterali ovvero multilaterali con Tunisi». Il procuratore ignora che esistono già da quasi dieci anni e che basterebbe rispolverare le carte per renderli esecutivi.
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