"L'unica certezza è che la firma è russa Ma non è detto che dietro ci sia lo zar"

L'esperto: «Uccidere così vuol dire mandare un messaggio a qualcuno»

"L'unica certezza è che la firma è russa Ma non è detto che dietro ci sia lo zar"

Roma «L'unica certezza, se sarà confermato il tipo di agente nervino, è la firma dell'omicidio: è russa». Massimo Amorosi, già esperto presso il ministero degli Esteri per le problematiche Cbrn (armi chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari), non ha dubbi.

Perché è così sicuro?

«Chi ha ucciso avrebbe potuto usare armi convenzionali, dalla pistola al coltello. Adoperare un agente nervino di classe Novichok, come pare sia accaduto, indica la volontà di mandare un messaggio».

Dunque è sicuro che sia un'azione decisa a Mosca?

«Quel tipo di agente nervino veniva fabbricato nelle strutture militari dell'ex Unione sovietica. Ma non è detto che dietro questa azione ci sia il governo russo. Putin si è mostrato molto determinato ad agire in casi simili e, anche se sicuramente sarà riconfermato dal voto, in Russia c'è una situazione fluida, perché il problema della successione a Putin è già aperto. E alcune fazioni politiche si stanno riposizionando, compresi i servizi di sicurezza».

Che sappiamo di questo tipo di armi chimiche?

«Esistono vari tipi di agenti nervini, dal sarin al soman, e il Vx che era considerato il più potente. Il Novichock è cinque volte più letale del Vx».

Come si somministra?

«Va prima identificata con sicurezza la sostanza. Gli agenti nervini richiedono una disseminazione nell'ambiente, che può essere ampia, come a Damasco nell'estate del 2013, quando morirono migliaia di persone, o limitata fino al caso estremo del fratellastro di Kim Jong Un che sarebbe stato esposto premendogli sul volto un fazzoletto. Nel caso di Skripal l'agente ha colpito più persone, si è detto ad esempio che poteva essere stato cosparso sulla portiera dell'auto».

La sostanza può essere stata portata dall'estero?

«È possibile che siano stati trasportati i precursori, gli ingredienti per capirci, stoccati in condizioni di sicurezza e miscelati in Inghilterra prima dell'azione».

Che effetti ha?

«Interferisce con la trasmissione degli impulsi nervosi. I sintomi sono dilatazione delle pupille, salivazione, incontinenza, contorsioni muscolari».

Esistono cure?

«Ci sono antidoti da somministrare immediatamente, trattamenti preventivi, e farmaci per trattare i sintomi e contrastare i danni al sistema nervoso. Ma dipende molto dalle modalità e dalle quantità dell'esposizione».

Lei ha partecipato alle attività di Global Partnership, l'iniziativa internazionale di controllo delle armi nucleari, chimiche e biologiche. Com'è la situazione?

«In Unione sovietica c'era un arsenale di 40mila tonnellate di armi chimiche da distruggere. Ma all'inizio degli anni 90 c'è stato un periodo di instabilità: le strutture erano poco protette e bisognava riconvertire gli scienziati militari. Ora, dopo l'uscita della Russia dal G7, altri Paesi chiedono fondi per mettere in sicurezza gli arsenali, come l'Ucraina. Ma i problemi maggiori riguardano le armi biologiche».

Come l'antrace

«Esatto.

E, a differenza delle armi chimiche e nucleari, non esistono meccanismi internazionali di verifica. Andiamo incontro a una fase di turbolenze politiche su vari scenari. Dobbiamo prepararci alle nuove minacce. L'Italia per fortuna ha apparati di sicurezza ben attrezzati per queste nuove sfide».

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