Roma - «Il M5s non riceve finanziamenti pubblici». Il «MoVimento» continua ad appuntarsi sul petto lo slogan come una medaglia che era di latta già ai tempi in cui Beppe Grillo sbandierava la «politica a costo zero», ma ora è diventata una totale menzogna. Già nella scorsa legislatura il Movimento aveva incassato un finanziamento pubblico maggiore di quello di Forza Italia e secondo soltanto a quello del Pd. Con la nuova legislatura, i grillini si avviano verso il record.
Questione di numeri. Quelli per la passata legislatura li ha scandagliati Openpolis facendo una scoperta sorprendente. Con la progressiva abolizione dei rimborsi elettorali ai partiti, il finanziamento pubblico più consistente è diventato il cosiddetto «contributo unico» che le Camere girano ai gruppi parlamentari in proporzione alla loro consistenza. Openpolis ha svelato così, venendo coperta di insulti sui social grillini, che nella legislatura 2013-2018 dietro il Pd, che aveva la rappresentanza parlamentare più numerosa, il gruppo che complessivamente ha ricevuto più fondi sono proprio i 5 Stelle, che staccano Forza Italia di un milione di euro: 31,8 milioni contro 30,8. E questo nonostante gli azzurri beneficiassero ancora di residui di rimborsi elettorali e del 2x1000 devoluto dallo Stato ma su scelta dei singoli contribuenti.
Nella nuova legislatura, quella iniziata il 4 marzo 2018, il successo elettorale dei 5 Stelle e la cancellazione totale dei rimborsi elettorali, fa sì che i 5 Stelle si aggiudichino una fetta molto più grossa del «contributo unico» rispetto agli altri partiti. Da un'elaborazione del Giornale sulla base del totale del contributo riportato nei bilanci di Camera (31,1 milioni) e Senato (22 milioni), si può stimare che nel primo anno di legislatura i 5 Stelle abbiano superato i 16 milioni di euro complessivamente, a fronte di poco più di 9 milioni della Lega, 8,3 di Forza Italia e 7,8 del Pd. Dunque, se la legislatura andasse fino in fondo e i gruppi parlamentari, e a patto che non siano stravolti dai cambi di casacca, alla fine i Cinque Stelle mieterebbero oltre 80 milioni di euro, quasi il doppio della Lega. Gli altri partiti possono contare sul 2x1000 che però cambia in modo significativo lo scenario solo per il Pd, che nel 2018 ha incassato circa 7 milioni. La Lega si è fermata a poco più di due e Forza Italia a meno di 700mila euro. La classifica dunque non cambierebbe nemmeno tenendo conto di questa forma di contributo pubblico volontario. I 5 Stelle per altro non potrebbero usufruirne perché non si sono dotati di uno statuto democratico come richiede la legge.
Il M5s dunque incassa, ma continua a cavalcare l'antipolitica che tanta fortuna gli ha portato. «Come sai, il Movimento 5 Stelle non riceve finanziamenti pubblici e non accetta donazioni dalle lobby - recita una lettera indirizzata dai dirigenti ai parlamentari - questo ci permette di avere le mani libere ed è la nostra più grande forza». «Allo stesso tempo - si aggiunge per giustificare la richiesta di un contributo al partito - una buona campagna elettorale è il veicolo fondamentale per diffondere la nostra idea di Cambiamento».
Certo i parlamentari M5s continuano a praticare la cosiddetta «restituzione» (che non intacca il contributo ai gruppi), ma in modo sempre meno trasparente. Da inizio anno i soldi non vanno più diretti al microcredito, ma a un conto intestato ai garanti (tra cui Luigi Di Maio). Circostanza che sta scatenando malumori tra i parlamentari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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