«Ma quale escalation nucleare. Le munizioni all'uranio impoverito che il Regno Unito fornirà all'Ucraina non sono armi atomiche, solo proiettili anticarro particolarmente efficaci. Che peraltro i russi usano dall'inizio del conflitto...». Dici uranio e pensi nucleare. L'associazione di idee è quasi immediata. Ma è sbagliata. A fugare ogni dubbio è Luca Romano, fisico e divulgatore scientifico tra i massimi esperti di nucleare.
Nessun rischio nucleare? Siamo sicuri?
«Sicurissimi. Dal punto di vista nucleare l'uranio ha due isotopi, il 235 e il 238. L'uranio 235, dopo l'arricchimento, è utilizzato per la fabbricazione di combustibile per i reattori. Quello impoverito, il 238, è il prodotto di scarto, privo di isotopi fissili. Non può fisicamente dare luogo a un'esplosione nucleare né di altro tipo. Semplicemente non è esplosivo».
Ma perché si utilizza per i proiettili?
«Sono munizioni anticarro con una elevata capacità di penetrare la corazza dei carri armati. L'uranio oltre ad avere una serie di proprietà utili a scopo nucleare ha anche proprietà meccaniche utili in questo senso. È estremamente denso e permette di avere un'alta capacità di penetrazione. Inoltre è molto economico».
Sono radioattivi?
«Debolmente. La loro radioattività non è penetrante, si possono maneggiare a mani nude».
L'uranio impoverito non è pericoloso?
«Lo è in quanto metallo pesante, quindi tossico per il corpo umano se inalato. Come il piombo o come il tungsteno che sono gli altri componente più utilizzati per le munizioni».
Quindi a tutti gli effetti un'arma convenzionale?
«Si, ci sono state delle proposte di moratoria ma sono state tutte respinte. Non sto dicendo che l'uranio impoverito faccia bene, rimane un'arma, ma non presenta rischi aggiuntivi di tossicità rispetto alle altre armi».
Quindi parlare di escalation o di rischi nucleari...
«È solo propaganda. Anche perché c'è evidenza che la Russia abbia già utilizzato munizioni all'uranio impoverito dall'inizio della guerra ma nessuno l'ha fatto notare, si tratta di una dotazione standard».
Ci sono dubbi e paure per l'insorgenza di malattie oncologiche per chi ha a che fare con queste munizioni. Per esempio i nostri soldati impegnati nei Balcani.
«Al momento una relazione causa-effetto non è mai stata dimostrata. È vero che nei soldati impegnati nei Balcani c'è stato un tasso di malattie ben superiori alla media, purtroppo però nei Balcani è stata utilizzata ogni sorta di schifezza. Dalle mine antiuomo alle armi chimiche fino al fosforo bianco, le cause di quelle malattie sono probabilmente altre».
A prescindere dalle munizioni, il rischio di escalation nucleare può essere reale o è solo una minaccia?
«Il principio della deterrenza è sempre valido. In base ai protocolli vigenti in caso di utilizzo dell'atomica da parte della Russia l'intera Nato si muoverebbe contro Mosca trasformandola in un parcheggio senza bisogno di utilizzare armi nucleari... Anche per questo lo vedo come un bluff ma non sono nella testa di Putin».
Diverso è il rischio di utilizzo di una cosiddetta bomba sporca.
«Questa è una minaccia molto più concreta. È una bomba tradizionale con materiale radioattivo il cui pericolo è molteplice. Se le radiazioni sarebbero limitate a un'area ristretta, il rischio sarebbe soprattutto un altro. Panico di massa, migliaia di persone in fuga, ospedali presi d'assalto. Un disastro sociale che creerebbe danni incalcolabili».
E per quanto riguarda la centrale di Zaporizhzhia? È davvero a rischio?
«La centrale è in sicurezza.
Questa tipologia di reattori non ha difetti strutturali come per esempio c'erano a Chernobyl. Anche in caso di incidente di massimo grado, non produrrebbe conseguenze oltre i 30 chilometri dall'impianto. Non sarebbe uno scherzo, ma certo non una minaccia per l'Europa o il pianeta come sbandierato da qualcuno».
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