A volte ritornano. La vecchia guardia grillina rialza la testa e mette spalle al muro l'avvocato Giuseppe Conte. Il flop alle europee del M5s (9,9%), peggior risultato elettorale dalla nascita del partito di Beppe Grillo, ridà fiato ai trombati: Di Maio, Raggi, Di Battista, Toninelli, Casaleggio jr. Tutti sul carro anti-Conte. Fanno a gara a sparare contro il povero leader grillino. Senza soste. Occupano tv, giornali, canali social. Fuoco incrociato contro l'avvocato del popolo che si difende. Tutti hanno un conto in sospeso con il capo dei Cinque stelle. Un conto che ora vogliono regolare. Tutti non aspettavano altro che l'occasione per togliersi il sassolino dalla scarpa. Toninelli? Ha il dente avvelenato dopo essere stato fatto fuori dal partito, dal governo (ai tempi di Draghi e Conte due) e dal Parlamento. Di Maio? È stato accompagnato via dal M5s e dal Parlamento. Virginia Raggi? Trombata (con la manina di Conte e Casalino) alle Politiche e alle Europee. Di Battista? Sognava il gran rientro con i tappeti rossi. Conte l'ha spedito in Sudamerica. Casaleggio jr? L'avvocato di Volturara Appula ha spento la macchina di Rousseau. Vecchi veleni che ora ritornano a galla, per consumare la classica vendetta fredda. Il passaggio chiave è il voto alle Europee: il disastro grillino riaccende il dibattito sul futuro di Conte. È l'ora di rispedirlo all'Università? C'è chi sogna un epilogo del genere. Ecco allora che la vecchia guardia si dà appuntamento. Inizia Davide Casaleggio, il più arrabbiato di tutti dopo lo scontro sull'utilizzo di Rousseau, che non perde tempo e già il 10 giugno, a spoglio ancora in corsa, sgancia l'affondo: «Quello del M5s è stato un risultato disastroso. Un amministratore delegato che gestisce un'azienda in questo modo metterebbe a disposizione il proprio mandato». Di Maio, che non ha mai perdonato Conte per averlo buttato fuori dal M5s, è riapparso in tv. Non parla di Medio oriente o Golfo Persico. Ma ritorna alla vecchia passione: la politica. Uno strappo alla regola per sparare contro il suo ex collega di partito: «Conte è stato alla guida del M5s più di me e i risultati sono negativi. Colpa sua, quando ha deciso di mandare a casa il governo Draghi per l'inceneritore di Roma, se molte leggi del M5s sono state smantellate da Meloni». Virginia Raggi non va in tv ma sceglie il Corriere della Sera per lanciare il suo appello: «Ritorniamo alle origini, abbiamo smarrito la nostra identità». L'ex sindaca di Roma fa parte ancora del M5s ma si fa vedere spesso con Alessandro Di Battista che ha lanciato la sua associazione Schierarsi. E proprio il Dibba, il prossimo 28 giugno radunerà un po' di militanti ex M5s a Roma, a pochi passi dal Senato, in piazza delle Cinque Lune per un evento sulla Palestina. Intanto, Di Battista sta iniziando a rimettere piede nel Movimento: Danilo Della Valle, suo fedelissimo, è stato eletto al Parlamento europeo nel Sud, fregando Maurizio Sibilio, amico e collega di Conte. Niente tv e giornali per l'ex ministro Toninelli che però sui social non si risparmia: «Conte non scalda, non è adatto a fare il leader». A gran voce richiama il rientro in campo di Grillo. Il comico ritorna?
È il vero dilemma che stuzzica e incuriosisce anche la vecchia guardia nostalgica. Tra Conte e Grillo la guerra è ufficialmente aperta.
Il fondatore non vuole che si tocchi la regola sul doppio mandato. I contiani spingono per una modifica. C'è attesa per l'assemblea costituente, annunciata dal leader grillino, quando, forse, si consumerà la resa dei conti finali. Tra vecchia e nuova guardia.
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