Il M5S è vicinissimo alla scissione. Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo raccolto le opinioni dei sondaggisti Antonio Noto e Renato Mannheimer.
Che prospettive politiche hanno Conte e Di Maio?
Noto: “Difficile che possano avere un futuro nello stesso partito. Oggi, forse, c'è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma nella realtà entrambi sono su posizioni diverse, sia in politica estera sia in politica interna. Sicuramente sia Conte sia Di Maio possono essere due personalità molto forti però è chiaro che un eventuale allontanamento di Luigi Di Maio dal M5S verrebbe a far cadere l'idea stessa del Movimento Cinque Stelle. Di Maio, infatti, bene o male, rappresenta la storia del Movimento. Conte, invece, non è mai riuscito a creare quel legame sentimentale con il M5s. Gli elettori, quindi, paradossalmente, danno più fiducia a Conte se non è organico al M5S, mentre Di Maio si è costruito un profilo che potrebbe usare nella prossima campagna elettorale”.
Mannheimer: “I Cinquestelle non hanno nessuna prospettiva. Noi stiamo assistendo al declino finale dei grillini che, alle prossime elezioni Politiche, a meno che non succeda qualcosa come un'improvvisa capacità comunicativa (che non si vede), sono in caduta libera. Di Maio ha delle possibilità in altre forze politiche come il Pd o in un partito totalmente nuovo. Conte, invece, può sfruttare la popolarità che gli rimane, se magari risulta tra i pochissimi grillini rieletti.Difficilmente, però, potrà contare su un ruolo si primo piano”.
Quanto può valere un partito di Di Maio?
Noto: “Per capire il valore di un partito bisogna capire il progetto. Conte, per esempio, è tra il secondo e il terzo posto tra i leader per livello di fiducia. Se mi fossi fermato solo a questo numero, Conte vale tantissimo, ma nella realtà, abbiamo visto che, se Conte formasse un suo partito, varrebbe molto, ma come leader dei Cinquestelle, il M5S perde consenso. Questo avviene perché il consenso si forma attorno a varie variabili: il progetto, il posizionamento, l'identità. Al momento non sappiamo nulla di un ipotetico partito di Di Maio. Dove si collocherebbe? Al centro? A sinistra? A destra? Qual è la sua missione identitaria? Quando si saprà questo, si comprenderà anche il range di un ipotetico partito di Di Maio”.
Mannheimer: “Di Maio deve trovare una collocazione insieme ad altri. Di Maio da solo, secondo me, non è una prospettiva percorribile. Anche se la persona vale molto, sul piano della comunicazione e della popolarità vale molto meno”.
Quanto prenderebbe un M5S movimentista a guida Conte?
Noto: “Il M5S vale tra il 12 e il 13% e, nonostante la forza di Conte, il M5S è diminuito da quando il leader è Conte. Prima che lui diventasse presidente, il M5S aveva il 15-16%, mentre oggi ha 2-3 punti percentuali in meno. Gli elettori apprezzano Conte, ma non come leader del M5S. Se a questo 12-13% ci togliamo una componente di Di Maio, una componente di delusi, il M5S potrebbe valere anche la metà di quel che vale oggi. Ma è difficile dire questo perché, per esempio, se interpelliamo gli italiani sull'invio delle armi in Ucraina più della metà si dice contrario, ma questi poi non votano Movimento Cinque Stelle. Bisogna avere una visione e un progetto perché, come dicevo, il consenso si crea sulla base di diverse variabili”.
Mannheimer: “Il M5S ha deluso gli italiani. Ha avuto successo perché ha fatto sembrar facile far politica e, poi, si è accorto che non basta dire vaffa per sconfiggere l'avversario o dire cose semplici per risolvere i problemi. Ha portato in Parlamento personale impreparato che non è stato all'altezza. Poi, si è assuefatto al nuovo ruolo e ha, quindi, cambiato idea. In tutto questo ha deluso gli italiani. Un Movimento Cinque Stelle in quanto tale difficilmente può riprendere le origini e avere successo. Viceversa, lo spazio di un movimento populista che cavalchi di nuovo la protesta e di nuovo 'abbasso i politici', c'è ed è molto ampio. Si è visto anche in Francia quanto spazio hanno le estreme, ma tale spazio non può essere raccolto dai Cinquestelle attuali”.
Quanto può perdere il M5s dopo l'eventuale uscita di Di Maio?
Noto: “Il problema non è l'entrata o l'uscita di un personaggio, ma l'identità che avrà il nuovo M5S. Se saranno i resti del M5S, allora è probabile che perderà la metà di una quota che oggi ha. Se, invece, vi sarà una rivitalizzazione con un progetto anche più estremo, allora potrà avere anche un risultato più solido. Al momento, al M5S, unito o disunito, manca l'identità”.
Mannheimer: “Secondo me perde sia che resti sia che esca. I Cinquestelle sono destinati ad avere percentuali ridicole del 3-4-5%. Di Maio cambia poco. Certo, una scissione adesso accelererebbe questo processo e tutto può capitare. Magari, domani mattina Conte si sveglia, acquisisce una nuova capacità comunicativa e convince tutti gli italiani, ma mi sembra improbabile”.
Quale ruolo può avere Beppe Grillo?
Noto: “Il M5S sembra che vada avanti senza di lui, anche se ogni tanto interviene e dà delle dritte. Forse, può avere un ruolo più rispetto verso una riappacificazione tra Conte e Di Maio che rispetto agli elettori. Chi oggi vota M5S non lo fa perché c'è Grillo, ma per altre ragione.
Mannheimer: “Anche Grillo ha deluso gli italiani.
Si è visto che i suoi slogan erano semplicissimi, ma irresponsabili. Non è dicendo 'vaffa' che riesci a governare un Paese. Non vedo, dunque, un grande futuro per lui se non quello di vecchio guru che verrà seguito dal suo pubblico, ma niente di speciale”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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